"Chiamarlo amore non si può", il titolo del libro che è tratto da ‘La Fata’ di Edoardo Bennato, che per molte persone, quelle della mia generazione, è una canzone alla quale, ragazzine del tempo, avevamo dato poco credito o, forse al contrario, avevamo pensato che fosse l’inizio di un vero cambiamento.
La canzone nasceva da un uomo, Eduardo Bennato, appunto, e parlava di donne viste da un'altra prospettiva, non più donne-oggetto, donne che un certo tipo di educazione voleva sottoposte, ma donne che potevano e dovevano cercare un riscatto.
Il titolo diventa ora anche titolo di un libro uscito in occasione dello scorso 25 novembre, su iniziativa della casa editrice Mammeonline ed è la raccolta di ventitré racconti di altrettante scrittrici che hanno fatto dono delle loro parole nell'ambito di un progetto di prevenzione e di educazione contro la violenza sulle donne.
"Chiamarlo Amore non si può è un libro dedicato alle ragazze e ai ragazzi - si legge in una nota - Ma non è un libro ‘contro’, è un libro ‘per’, per le ragazze e i ragazzi pre e adolescenti che vanno incontro ai primi innamoramenti, ai sentimenti e al rapporto con l'altro sesso”.
Il libro è molto ben curato, è fatto con passione, viene da pensare, a cominciare dalla copertina, significativa, realizzata da Paola Sorrentino, giovanissima studentessa di un liceo classico: su fondo rosso si staglia un cd, evidentemente richiamo alla canzone evocata dal titolo, sul tutto campeggia l'immagine pensierosa di una donna e su fondo bianco, fiori rossi, simbolo della sua forza.
"Mi è molto caro questo libro - scrive nella prefazione l'editrice Donatella Caione perché la sua pubblicazione cade nel decimo anniversario della casa editrice nata per sostenere una comunità di donne e che è diventata sempre più una casa editrice di libri per bambini e bambine, ragazzi e ragazze per parlare loro di emozioni, paure, di temi come adozione, pedofilia, bullismo, identità di genere, disturbi dell'apprendimento, intercultura ... poi perché è un libro che avevo nel cuore da tempo da quando ho cominciato ad avere la percezione del problema della violenza contro le donne e di come si parli troppo poco di prevenzione".
"La violenza, la discriminazione nel lavoro ci sono sempre state, non sono fenomeni di adesso. Semplicemente ora abbiamo più strumenti per venirne a conoscenza" così nella postfazione di Daniela Finocchi, giornalista e scrittrice, ideatrice del concorso letterario Lingua Madre, dedicato ai racconti di donne straniere che risiedono in Italia, di cui il libro riporta alcuni stralci.
Nel mezzo ventitré storie di dolore, di speranza, ognuna con un proprio preciso stile letterario, alcune immediate e forti, altre affrontate con apparente leggerezza, tutte tese a svegliare le coscienze, a creare consapevolezza.
E' un libro importante nella sua semplicità, parole che arrivano al cuore e sono più efficaci di mille trattati, è libro da leggere e da proporre nelle scuole come vademecum per una crescita nella condivisione e nel rispetto.
"Sugar", scritto da Anna Baccelliere, è la storia drammatica di una violenza non narrata, ma facilmente intuita; "Ferita" di Alessandra Berello, narra di una ragazza 'la più bella 'che è scelta dal più bello della scuola, ' quello giusto'.
La storia finisce esattamente dopo tre settimane, poi calunnie e ingiurie; "L'intervista” di Rosa Tiziana Bruno è storia immaginata di una intervista, un giornalista ottiene un appuntamento nientedimeno che con Cenerentola e arriverà alla conclusione che “bisogna imparare l'arte di leggere le fiabe rifiutando ogni versione edulcorata che racconti di scarpette di cristallo o di principi azzurri imbambolati".
In "A piedi nudi" di Fulvia Degl'Innocenti, la protagonista è Silvia, quarto anno di un liceo, che incontra Davide, studente universitario e della trasformazione indotta che la porta dall’essere ragazza acqua e sapone a sofisticata donna"quasi al guinzaglio" di quel ragazzo; "La ragazzina delle 6.30" di Ornella Della Libera, è storia di un subdolo desiderio; "Perchè odi Davide" di Giuliana Facchini, e qui le storie di rabbia si intrecciano a speranze.
E’ dedicata 'a mia madre per aver scelto mio padre "Chèhèrazde non abita qui" di Ilaria Guidantoni ed è dolore psicologico il tema affrontato da Laura Novello in "C'è sempre una scelta", mentre stralci di vita arrivano via mail a Giulia che è persa nel suo mondo e tappa le orecchie con gli auricolari per non sentire troppo, in "Marta libera tutti!" di Isabella Paglia "La fine di un inganno” di Daniela Palumbo, ci porta alle violenze sui bambini e alla riscoperta, da grande, di un mondo diverso dopo aver consumato la vendetta.
"Mirtillo" di Elena Peduzzi, è il nome di Francesca ed è la storia di una ragazzina felice, della sua bicicletta rossa fiammante, e poi del suo dolore e del suo dramma.
"Dietro ogni grande donna c'è un uomo che ha cercato di fermarla" è l'aforisma di Katherine Mansfield che apre "La strada da finire" di Cristina Pezzetta che è storia di Amal che viene dall'Egitto e finisce per perdersi sul greto di un fiume.
"Non chiudere quella porta, per favore" è l'incipt di 'La porta chiusa’ di Annamaria Piccione, storia di speranza, di normalità, di desiderio di non nascondere perché non c'è nulla che non possa essere palese, nemmeno un banale litigio, se c'è rispetto. “Appena diventi maggiorenne, ti sposo! Lo giuro!” e Agnese ci aveva creduto in “Fitta come la nebbia” di Manuela Piovesan, solo che non era proprio ciò che avrebbe voluto, ben presto era stata costretta ad accorgersene.
E’un inno alla metafora "Luna Park" di Livia Rocchi, con le angosce che appaiono come giostre che prima o poi smetteranno di girare e riporteranno alla normalità il “piccolo orsacchiotto”.
"A little Princess” di M. Giuliana Saletta racconta di viaggi ‘particolari’ intrapresi da adulti che coprono i vizi con apparente normalità.
"Una nuova alba" di Chiara Segrè è una bella costruzione letteraria, parla di anelito alla libertà che metaforicamente arriva con un tatuaggio; Luisa Staffieri è l'autrice di "Prove di futuro", di un centro di ascolto (quanti ne servirebbero!), di testimonianza di chi è tornata in possesso della propria vita e offre alle altre il suo racconto.
Annullarsi in un amore fino a farsi fagocitare è il succo di "Taddeo e la pasticcera" di Annalisa Strada, mentre si parla di crescita, di scoperta drammatica del proprio essere, di consapevolezza in "Un ragazzo" di Pina Tromellini.
"In fondo mamma se l'è cercata" è l'amara constatazione di Luca in "Lezioni d'Amore" di Pina Varriale, storia di un femminicidio annunciato, storia dell'importanza di un cambio culturale.
"Perché, perché, perché” è la domanda senza risposta della protagonista di "Tre rose" di Laura Walter , alla violenza subita da una sua amica.
Quattordici anni e per regalo la possibilità di andare a ballare per la prima volta per incontrare 'lui'. Questa la storia di Giamila Yehya in “Fuori”, e lui la violerà, distruggerà la sua anima e la sua voglia di volare e permettendo ad altri di fare altrettanto.
Un libro da leggere e da far leggere i cui proventi verranno devoluti all'Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo) e in particolare al progetto: Salute e prevenzione delle mutilazioni dei genitali femminili in Burkina Faso. www.aidos.it
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http://www.casaeditricemammeonline.it/
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