“Dottor Marx, storia di un umanista alle soglie del diluvio digitale” è un libro di Carlo Maria Steiner pubblicato da Felix Krull Editore ed ha ottenuto, ad ora, ben sette presentazioni al premio Strega 2018. E sono nomi di tutti rilievo, naturalmente tutti membri degli Amici della Domenica, studiosi del calibro di Marcello Rotili, Maurizio Dardano, Pietro Gibellini, Gioacchino Lanza Tomasi, Franco Cardini, Raffaella Morselli, Paolo Ruffilli. Il nuovo regolamento del premio, infatti, prevede che a partire dall’edizione 2018 ognuno dei 400 Amici della Domenica può segnalare singolarmente un’opera che ritiene meritevole di concorrere, senza necessità di associarsi a un altro giurato. Il protagonista del romanzo è uno psicoterapeuta, il dottor Gottfried Marx alle prese con una vita da vivere che non riesce più a conciliare con la modernità e i cambiamenti. Un umanista, un uomo dalla vita precisa e cadenzata che si trova, appunto alle soglie del “diluvio digitale” e che come già successo in precedenza si sente obbligato ad un nuovo cambiamento di vita. Arrivato alla professione come antidoto e conseguenza della morte di una ragazza alla quale non aveva saputo porre rimedio, ha creduto che indagare nei meandri della mente altrui potesse placare le ansie della sua vita. Vive in una antica casa con sua madre che è come nume tutelare e gli sta tanto vicino. La sua morte in maniera cruenta e per mano di un suo paziente che proprio non ne aveva motivo alcuno porta Marx ad abbandonare il suo mestiere e a cercare faticosamente di ricominciare un nuovo percorso esistenziale. Una nuova vita tortuosa, carica di colpi di scena, di episodi noir che è narrata quasi come in un percorso onirico e la presenza della gatta Minze che un suo zio neurologo aveva addomesticato al punto di insegnarle a parlare e a leggere, rende questo romanzo anche una sorta di fantasy. Marx cade, attimo dopo attimo, vittima di una spirale di psicosi, odia tutto ciò che è nuovo, tutto ciò che non è ordine, ma è caos e frastuono, detesta ciò che la modernità propina, detesta la pubblicità e il consumismo inutile. Si scopre violento al punto da schiaffeggiare un bambino viziato, distruggere una cartoleria e fare ben altro mentre medita di peggio. Non vive bene in quella casa che pur lo ha protetto nell’infanzia, va via, girovaga. Vive in un albergo per qualche tempo, ritorna a casa, si dedica al giardinaggio. Cerca di ricostruire, attraverso la rinascita del giardino della sua infanzia, la rinascita di se stesso. E’ tutto inutile, tornerà a scappare, a cercare se stesso in un altrove che crede di riconoscere in un’antica casa di campagna e negli ettari di terreno di pertinenza la cui cura gli permetterà di chiudersi ancor di più, di diventare sempre più alieno a se stesso, di autoconvincersi che il suo declino mentale è ormai definitivo, soprattutto quando sia accorge che la micia Minze sa parlargli. Bel libro, intriso di riferimenti psicologici, dalla narrazione efficace e sorprendente che riesce con efficacia ad esprimere il sentimento dell’ansia e dell’angoscia, esponenzialmente legate alla condizione sociale ed economica della società. Un grande romanzo, ricco di diverse sfaccettature, capace di accompagnare il lettore nelle pieghe della sofferenza umana, quella nascosta da una apparente normalità, quella che nasconde comportamenti al limite pronti a venir fuori con tutta l’insospettabile violenza alla prima contrarietà.
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