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“Un mondo a parte” il film che racconta una fiaba contemporanea di resilienza e resistenza
     
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sab 06-04-2024 15:31, n.14392 - letto 478 volte

“Un mondo a parte” il film che racconta una fiaba contemporanea di resilienza e resistenza

Il pensiero di Maria Pia Ciani

di Maria Pia Ciani


“La montagna lo fa”
“La restanza…la voglia di scappare dal luogo natio e la determinazione di restare”
“…I borghi, le passeggiate nella natura, la bellezza del paesaggio…queste sono le motivazioni di voi turisti che venite nel fine settimana. Ma per chi ci vive tutto l’anno é diverso; la neve arriva a novembre e resta per tutto l’inverno, nessuna attività resiste. Altro che antropologo e restanza.”
Nelle sale dal 28 marzo scorso, l’ultimo film di Riccardo Milani con Antonio Albanese e Virginia Raffaele.
Un mondo a parte” racconta una fiaba contemporanea di resilienza e resistenza. Ambientata ad Opi, comune nelle vicinanze di Pescasseroli, un sempre credibile e calato nel ruolo Antonio Albanese, interpreta Michele, il maestro elementare che scappa dai sobborghi romani dove fare scuola significa stare in trincea. Michele vuole scappare dalle madri, padri, zie, e nonne che lo aspettano all’uscita da scuola “perché lo vogliono menà”, preferisce rifugiarsi in un luogo più autentico; gli Appennini abruzzesi.
Michele apprende con particolare gioia la notizia che gli viene comunicata dal suo Dirigente Scolastico, il quale oltremodo stupito, gli chiede quali possano essere le ragioni logiche che portino una persona a decidere di trasferirsi in un luogo abitato da poco più di 300 persone. Insomma, uno dei tanti paesini italiani destinati a diventare Paesi Fantasma, luoghi che interessano poco alle istituzioni, dove l’unico baluardo di resistenza ed ancoraggio all’esistenza resta la scuola.
Le motivazioni di Michele sono quelle che si leggono nelle cronache dei quotidiani: la credibilità del ruolo educativo dell’insegnante ormai alla deriva in una scuola troppo democratica, dove essere picchiati, derisi, minacciati, denunciati solo perché si prova ad esercitare la propria professione, è un rischio costante.
Michele è convinto che in quel paesino di 300 persone, o poco più, potrà ritrovare l’autenticità del ruolo che contraddistingue un educatore, in un ambiente dai principi sani e genuini.
In una tempesta di neve, su una strada dai tornanti pericolosi, Michele inizia la sua avventura. Le gomme termiche acquistate dal dirigente scolastico dell’istituto romano, sono l’ennesima prova della furbizia metropolitana.
Agnese è la vicepreside della piccola scuola primaria del paese. E’una donna energia, determinata e pragmatica; il ruolo è cucito addosso a Virginia Raffaele che dimostra doti attoriali notevoli, si apprezza infatti sin dalla prima scena, la disinvoltura con cui mastica il dialetto abruzzese. Il nome del personaggio non è casuale, si tratta di un omaggio ad Ivan Graziani, teramese di nascita, ed alla sua nota Agnese dolce Agnese, colonna sonora che accompagnerà Michele durante il suo viaggio verso la meta che sceglierà come casa.
Agnese va a recuperare il collega cittadino poco abituato alle zone di montagna, come dimostra anche il suo abbigliamento decisamente inadeguato. Il mocassino affonda nella neve provocando quel suono particolare tipico di acqua semi solida e si percepisce l’immediata sensazione di freddo e bagnato.
Ma si sa, agli sprovveduti la montagna lo fa.
In una versione contemporanea di Io Speriamo che me la Cavo, i personaggi ci sono tutti: il maestro Michele, la vicepreside Agnese, il collaboratore scolastico Gaetano, la collega precaria con contratto annuale che presta servizio in tutte le scuole dislocate del Comprensivo, e naturalmente le alunne e gli alunni dell’unica classe di tutta la scuola. Si tratta di una pluriclasse dove bisogna portare avanti le programmazioni disciplinari di una prima, una terza ed una quinta primaria. Poco abituato a questo modo di procedere, vista la numerosità delle classi nelle scuole romane, sono proprio loro, le alunne e gli alunni a spiegare al maestro Michele come procedere. Incantato dal senso pratico di quelle giovani menti, Michele comprende di stare in Un Mondo a Parte.
Il nuovo maestro è incuriosito dal nome della scuola, dedicata a Cesidio Gentile, il poeta pastore che nei suoi componimenti descrive la sua terra come maestra di vita e di educazione. Ogni bambino ed ogni bambina contribuisce a fornire le informazioni relative al poeta, dimostrando così un forte senso di appartenenza. Il racconto corale stupisce Michele, e si convince sempre di più di trovarsi in Un Mondo a Parte.
La piccola comunità lo accoglie inizialmente con diffidenza, convinta del fatto che resisterà poco in quel luogo ostile dal quale tutti vogliono scappare. Non è lì perché da docente precario ha ricevuto una supplenza in un luogo disagiato, né perché proprio considerando il posto poco appetibile ha inviato a quella scuola una messa a disposizione; Michele insegna da trent’anni, è un docente di ruolo e ha consapevolmente scelto di farsi assegnare provvisoriamente in quella scuola.
In quel Mondo a Parte assapora la gentilezza di un meccanico, padre di un suo alunno, che fornisce di catene la sua auto prontamente recuperata. Conserva lo stupore anche quando il suo piccolo alunno gli confessa che il suo papà ha deciso di fare un regalo a quel maestro, vestito da straccione che sembra un morto di fame.
La scuola è il luogo attorno al quale ruota la comunità e deve stare “sempre aperta”, questo brevissimo inciso, pronunciato energicamente da Agnese, descrive ciò che accada anche nella realtà delle piccole scuole italiane, dove chiudere una scuola decreta la morte di un paese. Se la piccola scuola chiuderà per logiche economiche, speculazioni edilizie…se la piccola scuola chiuderà perché il numero esiguo di alunne ed alunni non giustifica i costi, la piccola comunità ne risentirà fino a decretarne la fine. In questo Mondo a Parte, dove l’insegnante non smette di essere punto di riferimento per le famiglie, Agnese continua ad occuparsi dei destini di coloro che sono stati suoi alunni, ormai grandi continuano a chiamarla “Maè”. Perché lì i docenti sono in servizio h24, lì la montagna lo fa!
Il film appare come una simpatica commedia, ma come tutti i film di Riccardo Milani, con tono garbato e gentile, quasi in punta di piedi, senza mai banalizzare, racconta tematiche importanti; il ruolo determinate della scuola nelle piccole comunità, esempio concreto di resilienza. Oltre ad una bellissima fotografia, un pubblico attento coglie la cura dei dialoghi in un contesto spesso ironico…perché non dobbiamo dimenticare che l’ironia è la più alta forma di intelligenza.
Michele, Agnese, il collaboratore scolastico, le alunne e gli alunni della piccola scuola primaria, le loro famiglie e le figure istituzionali, saranno le eroine e gli eroi di questa bellissima fiaba contemporanea, nella quale non mancheranno di riconoscersi le maestre ed i maestri delle vecchie e delle nuove generazioni. Un Mondo a Parte è un film corale, dove la protagonista è la scuola e tutto ciò che intorno ad essa gravita. E’ un film che, pur senza scene particolarmente clamorose, descrive quanto sia difficile oggi educare, quanto chi fa scuola spesso si sente come un naufrago su una zattera in un mare in tempesta, quanto la scuola continui a procedere pur andando controvento e quanto importanti siano le alleanze educative, quanto questo lavoro lo si possa scegliere esclusivamente per passione.
Un film destinato ad essere parte del patrimonio cinematografico italiano, come lo è diventato Io Speriamo che la cavo.
 

 
 


 

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