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Confidenza, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone
     
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lun 06-05-2024 21:00, n.14415 - letto 412 volte

Confidenza, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone

Il commento di Maria Pia Ciani

di Elide Apice


Dopo Lacci nelle sale nel 2022, ancora una volta Daniele Luchetti porta sul grande schermo un romanzo di Domenico Starnone, Confidenza.
Luchetti firma la sceneggiatura con Francesco Piccolo. Le premesse di vedere un bel film ci sono tutte, se consideriamo che nel cast Elio Germano da voce e volto a Pietro, Federica Rossellini presta la sua enigmatica bellezza e profonda inquietudine a Teresa, Vittoria Puccini è Nadia, la collega di matematica che Pietro sposerà, dal loro matrimonio nascerà Emma, che da grande avrà le fattezze di Pilar Fogliati. Questi i personaggi intorno ai quali si sviluppa la narrazione.
I titoli di testa compaiono su uno schermo nero, una scelta essenziale capace di anticipare quello che sarà lo stile del film. Lo stacco tra lo schermo nero sul quale si leggono, ben centrati, i titoli di testa e la prima immagine del film appare come uno strappo. La veduta dall’alto di un cortile provoca un senso di vuoto, nonostante il contesto condominiale sembri tranquillo ed a renderlo tale contribuisce il lento fruscio delle foglie e il canto degli uccellini.
Cosa fa quell’uomo sul davanzale della finestra? Quell’uomo che nel suo studio, solo un attimo prima, adagiato su una comoda poltrona era rapito dai suoi pensieri. Sarà proprio l’unico pensiero che lo tormenta da anni, a trascinarlo dal davanzale di nuovo dentro la stanza, e tutto sembra tornare ad una apparente normalità. Il film inizia con Pietro invecchiato, ancora sposato con Nadia, anche lei in pensione.
Nell’appartamento borghese, Pietro e Nadia, ognuno nella propria stanza, danno subito la sensazione di due solitudini che hanno deciso di condividere lo stesso spazio, ma non sono in grado nemmeno di tenersi compagnia. Lo stile narrativo è lineare, a parte la scena iniziale e quella finale, il film si sviluppa su un’unica linea temporale.
In un liceo nella periferia romana, Pietro insegna Lettere, lo fa con passione sperimentando metodi didattici all’avanguardia, ritenendo che sia fondamentale costruire un rapporto di fiducia con le sue studentesse ed i suoi studenti, solo su queste basi si potrà avviare un valido percorso di insegnamento e formazione. Teresa Quadraro è un’allieva brillante, una mente matematica eccellente, la sua intelligenza viva e graffiante ammaliano il professore quando alla domanda “Che cos’è l’amore”, lei risponde “la volontà di non soccombere alla sopraffazione”.
E’ quello il momento in cui la relazione inizia a subire un cambiamento. La scuola finisce, l’esito degli esami di maturità decreta la fine della spensieratezza ed il momento delle scelte importanti; chi preferirà iniziare a lavorare e chi proseguirà l’università. Pietro è convinto che Teresa studierà matematica, sarebbe un delitto se non coltivasse il suo talento. Lui crede nel suo lavoro, trasferisce la sua passione ed invoglia studentesse e studenti a seguire le loro inclinazioni, a coltivare i propri sogni ed a non rinunciare mai ad essere felici.
Teresa e Pietro si incontreranno di nuovo, non accadrà per caso; sarà Pietro a cercarla. L’incontro nella pizzeria dove Teresa lavora come cameriera ed il suo trasloco a casa di Pietro, viene raccontato in un paio di scene, nell’economia del film questo passaggio è molto veloce, il pubblico viene quasi catapultato nel quotidiano della giovane coppia. Sarà proprio lì, in quella casa scura, sempre buia anche quando c’è il sole, con gli arredi che ben descrivono gli anni in cui il film è ambientato, ad accogliere la Confidenza; cosa non confesseresti a nessuno? Quale segreto? Teresa propone di farsi depositari l’uno dell’altra di un segreto inconfessabile, una confidenza, diventerà un legame che li unirà per sempre. L’attrice che presta il volto a Teresa, la cui algida bellezza ho apprezzato nell’unico lungometraggio di Valentina Pedicini “Dove cadono le ombre”, reagisce a ciò che le viene sussurrato, con una strana espressione, sembra allarmata. Fatto sta che dopo quella sera, al suo risveglio Pietro non vede Teresa, è andata via senza lasciare alcuna traccia. Teresa è scappata. Perché? E’ evidente che il motivo sia il contenuto di quanto Pietro le ha confidato. Il legame che li unirà per sempre. Un elemento ricorrente nel film è il vuoto. Il senso soffocante di essere costantemente minacciati, di essere in pericolo. Le vite di Pietro e Teresa andranno avanti percorrendo carriere differenti; Pietro e la sua “pedagogia dell’affetto” si impone nel panorama scolastico avallato dal Ministero, Teresa a Boston porta avanti un importante progetto di ricerca. Pietro è sposato con Nadia, lei è ancora in cerca “di un posto nel mondo”, prova a rincorrere un assegno di ricerca all’Università di Firenze, ma ogni suo sforzo diventa vano.
Passano gli anni, Nadia prova a sottoporre la sua tesi ad un professore che finalmente la riceve, ma in modo in cui le cinge la vita mentre sembrava leggesse il suo lavoro grida una triste verità: lei non è lì perché è brava, alla sua bravura il docente universitario non ci ha mai creduto. Se cosi stanno le cose, meglio rinunciare che continuare a farsi umiliare. La sua frustrazione concorre, laddove non fosse chiaro che il matrimonio si sostiene su basi parecchio fragili, a rendere ancora più precario il loro equilibrio come coppia, ed a farne le spese è Emma, una bambina costretta dalla madre a trascinare il pesante carrello della spesa.
Emma, la bambina che si addormenta durante una cena in braccio ad Isabella Ferrari, la bellissima Tilde che cura per il Ministero le pubblicazioni di Pietro. Emma, la bambina che picchia il papà quando lui inveisce nei confronti della mamma. Emma, la donna che si spenderà per far premiare suo padre per l’importante contributo fornito al mondo dell’educazione con la sua “pedagogia dell’affetto”, e si impegnerà a contattare la ricercatrice Teresa Quadraro. Perché Pietro ai suoi alunni “voleva bene”, questa frase nel film verrà pronunciata in due momenti cruciali. Teresa è presente sempre, le visioni di Pietro la rendono spesso un’ombra silenziosa e minacciosa…”Hai paura ehhh”. Ed il pubblico continua a chiedersi quale segreto possa tenere sotto scacco la vita di un uomo, che continua a vivere nel costante terrore che, se rivelato, possa distruggerlo. Per coloro che hanno letto il libro, il finale era scontato. Per chi come me il libro non lo ha letto, ma diventa necessario provvedere, il finale è sorprendente.
Ho molto apprezzato la capacità di Luchetti di far ripercorrere a Pietro tutta la sua vita a ritroso, forse quel segreto sarebbe stato preferibile chiuderlo in una scatola e non dire a nessuno dove trovarla.
Un film che consiglio vivamente, che rende onore al cinema italiano e che ancora dimostra quanto la lettura filmica di un romanzo possa determinare l’effetto inverso, avere la curiosità di leggere il libro dopo averlo visto sul grande schermo.
Le musiche originali di Tom Yorke sono protagoniste meravigliose, anticipano, sottolineano, amplificano i contenuti narrati suscitando suggestioni nel pubblico.
Mi è piaciuto meno il trucco occorso per invecchiare i personaggi, l’ho trovato troppo caricato e poco verosimile, a mio avviso dove è riuscito meno è in Teresa i cui tratti somatici sono stati appesantiti fino ad imbruttirla parecchio, rischiando di farla sembrare la caricatura di una strega cattiva…o forse mi sbaglio, magari l’idea era proprio questa…una strega cattiva.

 
 


 

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