“E' quasi rarefatta l'aria stamattina a Guardia, tutto sembra essere in attesa di qualcosa di trascendentale, il silenzio è assordante” è così che iniziava un mio contributo pubblicato su Gazzetta di Benevento in un agosto torrido di sette anni fa.
La mia prima volta a Guardia Sanframondi per i Riti settennali in posizione privilegiata offerta alla stampa dall’eccellente organizzazione, proprio nel luogo dell’incontro tra Maria e i Battenti.
Un rito millenario che affonda le sue radici nel ritrovamento miracoloso di una statua della Madonna dell’Assunta e che da allora si ripete ogni sette anni senza soluzione di continuità, un rito che probabilmente non riesce ad essere compreso nell’interezza dei suoi misteri da chi non è di Guardia.
Un rito che accomuna tutti i cittadini guardiesi “bambini, adulti, vecchi” in un forte senso di identità, accompagnato da fede profonda, dalla necessità di perpetuare un momento di assoluta vicinanza alla Madonna al quale ci si prepara già dal primo sabato di ottobre successivo all’agosto in cui si svolge.
Riti che accomunano, che rinsaldano vincoli parentali allentati dall’emigrazione, tutti ritornano a Guardia per rendere onore alla Madonna, riti che separano dal resto del mondo, che sono unici e irriproducibili altrove.
“La comunità di Guardia Sanframondi – scrive sulla pagina fb Valerio Vestoso - mi ha chiamato a raccontare i giorni che precedono i Riti Settennali, noti a tutto il mondo per l'unicità delle celebrazioni.
Ho provato a farlo con una mini troupe, in silenzio. E nel silenzio si muove il trailer che lo anticipa”.“
Nasce così un documentario per testimoniare la fede e la “fatica” dei guardiesi, prodotto dal Centro Studi Sociali Bachelet e dalla parrocchia di Guardia Sanframondi, con la consulenza scientifica di Amerigo Ciervo, affidato alla regia, appunto, di Valerio Vestoso che ha lavorato su un’idea di padre Giustino Di Santo d.O. e Nicola Pigna.
“Sette anni di attesa, la festa di penitenza di Guardia Sanframondi” il titolo che rende bene il senso di attesa rarefatta, la mente proiettata ai prossimi sette anni.
Tanti i contributi video storici, tante le testimonianze sentite, appassionate di padre Giustino Di Santo, Antonio Di Virgilio, Salvatore Falluto, Maria Foschini, Domenico Garofano, Speranza Garofano, Giovannina Plenzich, Silvia Salvatore con gli interventi di Mons. Fausto Carlesimo, Amerigo Ciervo e Silvio Falato che vanno oltre la parte apparentemente cruenta dei battenti e continuano attraverso le suggestioni dei misteri che coinvolgono l’intero paese, ognuno per la sua parte, ognuno protagonista di una precisa azione in un preciso momento.
Un video suggestivo anche grazie alle musiche di Corrado Ciervo e Luigi De Cicco, nato per portare testimonianza, per cercare di dare una spiegazione a ciò che per chi non è di Guardia stenta ad averne una.
E non può esserci perché i riti son atto di fede, sì, ma “anche d’amore e come nell’innamoramento, nulla può trovare una spiegazione razionale”, ripete in video una delle testimoni.
I ringraziamenti a fine video testimoniano la grande disponibilità del popolo guardiese.
"Grazie - si legge nei titoli di coda - a quelli che hanno creduto nel nostro progetto; ai tanti che ci hanno aperto le porte; alle persone che nella loro semplicità e con la loro testimonianza ci hanno emozionato; ai volti anonimi che hanno scelto di donare alla comunità guardiese un pezzo del loro cuore; alle guide preziosissime che hanno accompagnato la nostra ricerca sostenendo il nostro lavoro e offrendo con grande disponibilità, competenza ed entusiasmo". “L'atmosfera è estremamente mistica, difficile anche per i più scettici, non provare un senso di sentita partecipazione emotiva mentre si avverte, forte e pungente, amplificato dal caldo estivo, l'odore acre del vino puro usato dai battenti per disinfettare le ferite provocate dai colpi, misto, ma forse è solo suggestione, a quello dolciastro del sangue che macchia i bianchi sai penitenziali.
Odore, silenzio, mistero tutto contribuisce alla sacralità dei riti e tutti i guardiesi, al di là degli studi antropologici o sociologici, a dispetto di chi ritiene che i riti siano solo un fatto di tradizione in un certo senso folkloristica, sono profondamente convinti di agire per fede” concludevo così quell’articolo di 7 anni fa e oggi come allora resto convinta della necessità di osservare in silenzio ed empaticamente partecipare con i guardiesi al loro immenso rito religioso.
Il documentario sarà presentato a Guardia Sanframondi il prossimo 22 luglio
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