L’Italia del 1938, le leggi razziali, la famiglia, la speranza, tutto questo al centro di “Questa sera è già domani” di Lia Levi (E/O, 2018) presentato al premio Strega 2018 da Dacia Maraini. Protagonista la famiglia Rimon in cui vive Alessandro piccolo genio, figlio di Marc nato in Belgio, ma con passaporto inglese e Emilia. Intorno tanti personaggi tra i quali il nonno Luigi e la zia Wanda. La vita scorre senza troppe scosse, al centro la genialità di Alessandro che a soli nove anni viene ammesso al ginnasio, fin quando le tremende leggi razziali spazzano via i sogni e la speranza di futuro dell’intera famiglia e di tutte le famiglie ebree estromessi dal mondo del lavoro e dalla società e costretti nel migliore dei casi a migrare verso terre più accoglienti (quanto attuale è questo tema). La narrazione prende il via dai ricordi del marito dell’autrice, Luciano Tas e si snoda nel racconto di un’epoca buia, drammatica violenta in cui molti (ma non il piccolo Alessandro) sembravano aver sottovalutato la ricaduta sulla società delle leggi razziali e a tutti sembravano inverosimili regole di inciviltà come l’esclusione dagli elenchi telefonici, ad esempio, oppure la proibizione ad usare panchine pubbliche di suo esclusivo della razza ariana per non parlare di restrizioni (se possibile) ancora più inverosimili come la revoca di permessi e di licenze, l’impossibilità a lavorare… Eppure la storia lo testimonia: in tanti si ritrovarono a dover fuggire per evitare la deportazione. Così anche la famiglia di Alessandro, travolta dal vento degli eventi che dopo avventure dolorose riesce a trovare la salvezza fuori dall’Italia. Oggi come allora, la migrazione come unico mezzo per sfuggire alla guerra, alla dittatura, alla fame, oggi come allora le difficoltà ad accogliere.
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