mer 10-05-2017 22:15, n.9621 - letto 9778 volte
Maurizio De Giovanni al Teatro de Simone per la rassegna "Parole e Musica" curata da Luca Signorini
"Vivere a Napoli è non rinunciare a una parte bella di te"
di Elide Apice	sfoglia l'album delle foto
foto di Chiara Marcasciano “Se non fossi rimasto a Napoli non sarei riuscito a scrivere nemmeno una parola. Vivere a Napoli è non rinunciare a una parte bella di te”. Questa le parole di Maurizio De Giovanni, oggi pomeriggio al De Simone per la rassegna “Parole e Musica” curata dal maestro Luca Signorini. Accompagnato da Guido Pocobelli Ragosta e da Enza Alfano “Degiovanniana per eccellenza”, l’autore ha incantato i presenti al Teatro de Simone (dove l’iniziativa era stata opportunamente spostata dalla annunciata Sala Bonazzi). “Coniugare le diverse arti attraverso la musica e dialogare con tutte per superare i limiti del settoriale” così Signorini prima di annunciare il tema trattato, Napoli, appunto e le sue contradizioni viste attraverso gli occhi di De Giovanni. “Non faccio altro che raccogliere le mille storie che Napoli mi offre – ha continuato De Giovanni legato alla città di Benevento dal fatto che suo nonno è nato qui – Basta scegliere da quale punto di vista raccontare e iniziare a narrare. Napoli è città imperfetta, è città urlante, ma è estremamente creativa e vivere a Napoli, quindi, diventa una necessità”. “Napoli ha la sua precisa identità peculiare e caratteristica, non ha uguali nel mondo, è in possesso di una specifica identità, è costruita su un vulcano ed è in contatto con il Paradiso. E’ una città che è parentesi tra l’Inferno e il Paradiso, luogo necessario e imprescindibile”. Prima di terminare il suo intervento con l’emozionale lettura di Vita quotidiana da I bastardi di Pizzofalcone, Maurizio De Giovanni ha parlato dell’importanza dell’industria culturale come unico mezzo di salvezza in una città carica di contraddizioni. Napoli è centro della narrazione con il più alto numero di scrittori e molti affermati, ma senza alcuna casa editrice, Napoli è una megalopoli che ha le periferie al centro, nei quartieri spagnoli dove trentamila abitanti sono regolarmente censiti e almeno ventimila vivono da clandestini in un luogo dove non esistono, farmacie, uffici postali, banche. “Però stiamo vivendo anni in cui i napoletani stanno avendo uno scatto di orgoglio trascinandosi dietro tutta la Campania. Ciò che sta succedendo ora sarà raccontato” Poi ha parlato del ruolo dello scrittore che in una città come Napoli diventa marginale rispetto alle molteplici storie che la città ti racconta. “Il vero talento non è nella scrittura, ma nella lettura che ne fa il lettore”, continua prima di raccontare come non sia contrario alla diversa lettura che di Napoli dà Saviano (riferendosi alla polemica con De Magistris). “La narrazione non ha bisogno di bavagli, non può essere censurata, e ognuno deve sentirsi libero di scrivere ciò che vuole e come vuole nella certezza che ciò che scrive non è la sola verità”. Poi un accenno al suo ultimo lavoro “I guardiani” per una lettura profonda della sua Napoli che diventerà una serie per tre stagioni. Infine le domande dal pubblico al quale ha confidato che “dovrò scrivere altri tre romanzi di Ricciardi, il prossimo uscirà a luglio e si basa su una canzone, “Rundinella” di Rocco Galdieri risalente al 1918, una struggente e dolorosa storia d’amore". Il romanzo sarà ambientato tra il 1932 e il 1933 e sarà intitolato Rondine d’inverno - Sipario del Commissrio Ricciardi Ad accompagnare l’incontro la musica e le parole di Angela Ruscio, Elio Severino, Eugenio Fiorillo e Giuseppe Russo. Prima di dare l’appuntamento alla prossima serata dedicata a Parole e Musica l’annuncio che il 26 maggio sarà inaugurato il complesso di San Vittorino, affidato al Conservatorio Nicola Sala, con un concerto di Musica sinfonica.

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