"Ho incontrato Caino" l'incontro con Don Marcello Cozzi
_________
gio 25-05-2017 22:00, n.9749 - letto 7829 volte
"Ho incontrato Caino" l'incontro con Don Marcello Cozzi
L'iniziativa promossa da Banca Etica
di Angela Iacobucci
Il 25 maggio ’17 si è tenuto nel Cortile di palazzo Paolo V la presentazione del libro “Ho incontrato Caino” di Don Marcello Cozzi con Nico de Vincentiis, coordinate di Campus, e con Giuseppe Tecce, coordinatore del Git SIM di Banca Etica.
Don Marcello Cozzi è il vice presidente di Libera e ha trascorso moltissimi anni della sua vita nelle carceri di massima sicurezza, accanto a pentiti di mafia “eccellenti” che, con le loro testimonianze, hanno aperto squarci importanti per la conoscenza e la comprensione di meccanismi criminali che altrimenti ci sarebbero ancora sconosciuti.
In queste pagine parlano pentiti di mafia, un tempo protagonisti di stragi efferate, estorsioni, traffico di armi, droga e rifiuti tossici raccontando i loro tormenti di vite in fuga. Alcuni lo fanno dichiarando nomi e cognomi, altri, ancora sotto un programma di protezione al massimo livello, lo fanno coraggiosamente usando uno pseudonimo.
Sei collaboratori di giustizia, uno fra tutti Gaspare Spatuzza, l'uomo d'onore che ha dato il massimo impulso alle indagini sulla trattativa Stato-mafia che, insieme alle testimonianze personali, restituiscono preziosi squarci di grande storia criminale italiana.
Don Marcello Cozzi, prete di grande valore e uomo di straordinaria sensibilità umana, non usa parole di condanna, né fa banali domande retoriche sul pentimento e nemmeno le fa a se stesso, ma si affianca all’uomo che ha sbagliato, rendendosi responsabile dei delitti più efferati, impietosi, di stragi violente, e tenta di cogliere il peso dei tormenti delle grandi responsabilità che, una volta imbroccata la via del pentimento, questi uomini che hanno recuperato un barlume di umanità, si portano nel cuore, insieme al peso, all’ansia costante, alle paure che accompagnano una vita in fuga.
Don Marcello Cozzi intende evidenziare l’evoluzione di questi uomini e donne dalla giovanile attrazione irresistibile per il potere fino all'attuale paura di vendetta, per aver rotto uno scellerato patto di sangue con le più spietate cosche di Cosa nostra e 'ndrangheta. Uomini e donne sui cui volti don Cozzi riconosce i tratti di Caino e che incontra in carceri di massima sicurezza o in località segrete, nascosti da nuove identità, volti senza alcuna promessa di perdono a buon mercato, nella convinzione che la misericordia si incroci necessariamente con la restituzione di giustizia ad Abele per il male sofferto.
E nella certezza che il bene più prezioso da confiscare alle mafie siano i loro stessi affiliati, vuole sottolineare che la loro narrazione ambisce a farsi anche rinascita spirituale e fa a se stesso e a noi una domanda che ci mozza il fiato: “… cosa vogliamo farne di questi pentiti?”