Succede che navigando in Internet ti imbatti, più o meno per caso, in un sito, www.sontuttebelle.org, e che capisci che alle spalle ci sono donne motivate a fare una ricerca di genere sul ruolo delle donne e la loro percezione di maternità. Forse per intuito o chissà per quale altro arcano mistero deicidi di approfondirne la conoscenza e ti addentri nel sito scoprendo che si tratta della realizzazione di una serie dei filmati che registrino in varie città d'Italia le impressioni di donne rispetto al tema trattato.
E'un tutt'uno con l'aderire e il coinvolgere un gruppo di persone, alcune delle quale impegnate nelle strategie di uscita che il Gruppo Strategy vorrebbe realizzare in rapporto alla tematica della violenza di genere.
"Cominciare dal ruolo di mamma – ci siamo chieste - per vedere quanto e come questo oltre che essere una evoluzione naturale del percorso femminile, sia stato più o meno imposto dagli usi e dagli stereotipi". Così raccolte un po’ di donne, scelta una location significativa per la nostra città, l'Hortus Conclusus, siamo partiti con le registrazioni e all’incirca dopo un anno, la comunicazione dell'immissione sul sito di cui sopra delle nostre testimonianze.
"Il documentario, composto principalmente da interviste - si legge nel sito - vuole indagare e raccontare le donne italiane e straniere attraverso il loro rapporto e confronto con la maternità. Ciò che interessa è restituire sull'argomento in questione il punto di vista più ampio possibile, coinvolgendo persone e personaggi diversi, lontani e vicini, fino a costruire un ritratto della condizione femminile in Italia, qui e adesso, in relazione all'essere e al diventare o meno madre. Gli anni 70 sono ormai lontani e le prospettive dei collettivi militanti non rientrano in questo progetto, che vuole dare voce a tutte: le donne che hanno desiderato ardentemente un figlio, quelle che vivono con sofferenza la sua nascita e si colpevolizzano per non amarlo abbastanza, quelle che non l'hanno avuto e lo rimpiangono, quelle che vi hanno rinunciato consapevolmente, quelle che intraprendono il difficile cammino della fecondazione assistita e quelle “lontane da casa” che devono confrontarsi con il modello femminile della società occidentale" .
La promessa è "non è addentrarsi in analisi psicologiche, ma piuttosto raccontare la nostra società oggi partendo dalla constatazione dello scarto esistente tra i successi della medicina, i cambiamenti sociali e culturali della nostra epoca e i sentimenti del proprio vissuto, mettendo al centro della maternità non un astratto istinto materno, ma i percorsi intellettuali ed emotivi – talora difficili e dolorosi – di ognuna".
Grazie, quindi a Chiara Cremaschi, Enrica Viola, Antonella Sica, Katja Colja, Gaia Giani, Rossella Schillaci, Emanuela Rossi, le artefici del progetto e alle mia amiche-compagne di avventura, Francesca Cardona Albini, Pina Pedà, Alda Parrella, Carmen De Rienzo, Brunella Severino, Laura Lombardi, Daniela Basile.
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