 Un applauso di 13 minuti dopo la proiezione a Cannes ha decretato la grandezza del film, del cast, del regista, non è stato, tuttavia, sufficiente a tributarne la Palma d'Oro. Un riconoscimento che sarebbe stato meritatissimo per Marco Bellocchio, per Pierfrancesco Favino, per Il Traditore. Non so se si sia trattato di una coincidenza o di una scelta voluta, così come anche il 23 maggio è un anniversario importante da quel 1992. Allo spettatore attento, al cinefilo questi aspetti non sono passati inosservati, percependoli come una scelta attenta da parte del regista, della casa di distribuzione al pubblico, il vero destinatario di questa opera d'arte, un modo efficace per un anniversario che ha segnato la memoria civile del nostro Paese. Bellocchio realizza un progetto complesso, perché complesso è il personaggio protagonista del film. Il titolo racchiude l'opinione comune del mondo criminale nei confronti del primo collaboratore di giustizia, Tommaso Buscetta. Il traditore è l'unico film italiano in concorso al Festival di Cannes, ed a differenza di chi con tono di sufficienza ed una certa spocchia ritiene che il cinema italiano non possa competere con "chi è anni luce avanti", ritengo che il nostro cinema sia bello, di qualità, di spessore, usi pochi effetti speciali perché non ne ha bisogno. Il cinema italiano è capace di raccontare, come un buon narratore agisce sulle emozioni e sui sentimenti, non ha bisogno di riempire i vuoti con gli effetti speciali. Raccontare Tommaso Buscetta è un progetto cinematografico rischioso. Ma Bellocchio non è nuovo a questi esperimenti, ed ha il pregio di descrivere periodi storici difficilissimi per L'Italia senza cadere nella retorica. Chi non ricorda Buongiorno Notte, Vincere! Tutta la sua filmografia è dedicata a personaggi che hanno, di fatto,inciso molto sulla storia del nostro Paese. Tornando a Il Traditore, siamo in moltissimi a riconoscere la grandezza di Pier Francesco Favino, capace di misurarsi con ruoli dai profili più differenti, assumendone le particolari connotazioni, facendole proprie, a cominciare dai dialetti, un siciliano alle volte incomprensibile anche per gli appassionati del Commisario Montalbano. Il film, infatti, è spesso accompagnato dai sottotitoli. Insomma credibilissimo nel ruolo del Boss dei due mondi. Il cast è ricco di attori di spicco del panorama cinematografico italiano, tra essi Luigi Lo Cascio. Nella scena iniziale, la riunione della nuova e vecchia mafia quindi tra i palermitani ed i corleonesi, nella villa di Stefano Bontade, il ballo nel grande salone ricorda, per certi aspetti, Il Gattopardo. Lo spettatore attento riuscira' a vedere in Lo Cascio la stessa espressione del Peppino Impastato che urla, nei I 100 passi, "la mafia è una montagna di merda". La preghiera dei capi di Cosa Nostra a Santa Rosalia alla quale si raccomandano con una preghiera collettiva, testimonia un aspetto comune alle associazioni di criminalità organizzata, ovvero il forte senso religioso. Un elemento che caratterizza un po' tutti gli invasati, i dittatori, i capi criminali, un po' come dire "Dopo Dio ci sono io". La ricostruzione fedele dei fatti, a partire dal 1975 fino al 1999, anno in cui fu celebrato il processo nei confronti di Giulio Andreotti. Il regista non ha trascurato nulla, dalla verità processuale a quella, forse, umana, perché che sia stato o meno un effetto voluto, Bellocchio riesce ad umanizzare anche la figura di Tommaso Buscetta, soprattutto nel rapporto con Giovanni Falcone. Così come aveva fatto con i carcerieri di Aldo Moro in Buongiorno Notte. Il Traditore è un film riuscitissimo, unica nota stonata, a mio avviso, l'attore che ha interpretato il Presidente della Corte di Assise di Palermo nel maxiprocesso. Chiudiamo con una dichiarazione di Marco Bellocchio "mi sono tolto la soddisfazione di vedere Andreotti in mutande"
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