
Un quarantennale che non ha fatto vibrare le corde dell’anima dei puristi del teatro, un Premio Gregoretti (attribuito quest’anno a Gabriele Lavia) che è sembrato essere stato organizzato in fretta e furia(perché non pensare, ad esempio a un maxischermo per la proiezione dei momenti salienti delle edizioni Gregoretti?), spettacoli di vario tipo che pur registrando un gran numero di presenze non ha proposto cultura ma solo intrattenimento. Questa è stata Città Spettacolo 2019, quarantennale della rassegna teatrale ideata da Gregoretti che ancora una volta ha dimenticato i suoi veri propositi. Proposte di sperimentazioni, di produzioni locali, di laboratori in loco, che “deve presentare eventi unici, irripetibili che invoglino l'appassionato a macinare Km in cambio di emozioni uniche” così come accoratamente ha scritto sulle pagine FB Michelangelo Fetto, presidente della Solot – Teatro Stabile di Benevento che ha vissuto la meravigliosa esperienza della nascita di Città Spettacolo. Quindi, chi ama il teatro, quello vero, ha dovuto ancora una volta accontentarsi degli avanzi di tempo e di spazi, tutti relegati all’Hortus Conclusus, splendido luogo di cultura, ma assurto quasi a ghetto per i così chiamati “intellettuali” o pseudo tali. Plauso alle proposte di teatro Off a cura di Peppe Fonzo; “Blocco 3” di Fabrizio Brandi e Francesco Niccolini e Tripolis di Dario Muratore, all’immenso Mini Ovadia in Senza confini – Ebrei e zingari, a Nello Mascia in Stasera Viviani e a Gabriele Lavia, interprete dei pensieri leopardiani. Astensione del giudizio per “Notte d’amore e di follia”, sempre al’Hortus, con Viviana Altieri e Renato Giordano relegato ad un improponibile orario notturno che ha reso impossibile la partecipazione di chi scrive. Ancora un plauso per gli aperiteatro curati da Pier Paolo Palma e dalla Compagnia Red Rogers itineranti per i bar del Corso, tutto il resto non è Città Spettacolo.
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