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mar 08-10-2019 n.12581, Maria Pia Ciani

Joker di Todd Phillips

Per la rubrica Cinema!Cinema!

Joker non è un film. Joker è il film.
Sull'interpretazione in odore da Oscar di Joaquin Phoenix si è detto e scritto molto.
Il Leone d'Oro all'ultimo festival del Cinema di Venezia è stato ben compreso da spettatrici e spettatori che stanno affollando le sale dallo scorso 3 ottobre.
Un sala gremita in un caldo pomeriggio autunnale, mi ha dato la conferma che Joker è un film atteso da un pubblico variegato.
Joker è il nome d'arte di Arthur Fleck, un ragazzo problematico che abita con l'anziana e malata madre di cui si prende cura nella difficile città di Gotham City. Arthur, Happy per la madre la quale gli ha insegnato di "essere venuto al mondo per portare gioia e felicità", lavora presso un'agenzia come clown, gli vengono affidati incarichi diversi: portare allegria in un reparto pediatrico, l'uomo sandwich per un negozio ecc.
E' seguito dai Servizi Sociali presso i quali si reca ogni settimana a colloquio con una psicologa e per la prescrizione dei farmaci.
Vorrebbe fare il comico, gli fa compagnia un quaderno sul quale appunta barzellette, in realtà scrive affermazioni forti, pensieri funesti, rabbia per le angherie di cui è spesso vittima.
Arthur denuncia l'indifferenza, i danni profondi che provoca, l'esplosione della follia come conseguenza di mancanza di amore, di cura, di affetto.
Sospeso tra il reale e l'onirico, Joaquin Phoenix spesso muove un corpo magrissimo in una danza sublime, elegante che segue l'atrocità dei suoi gesti di una vita vissuta come "una tragedia ma che in realtà è una commedia".
Le scale sono un elemento costante nel film, Arthur sale con fatica e rassegnazione, piegato su stesso.
Joker scende la medesima scalinata con energico vigore danzando come un moderno Fred Astaire.
In una città al collasso per l'emergenza rifiuti, la frenesia della vita moderna fagocita le persone incapaci di vedere l'altro, di provare a compenetrarsi, di creare rapporti umani basati sulla comprensione.
Una città dove si possono tagliare i fondi ai servizi sociali perché a nessuno importa degli ultimi, degli emarginati ai quali viene negata ogni possibilità di riscatto sociale.
Quando non sono vittime dell'indifferenza, sono vittime della beffa, dell'arroganza, della cattiveria, fino a diventare carnefici.
Come in "Un giorno di ordinaria follia", Arthur diventa Joker, l'antieroe di una società pessima dove il perbenismo, la politica e l'economia arrivista replicano il più grande timore di Hobbes, una triste agglomerato di persone dove regna "l'homo homini lupus".
Immagini forti sono accompagnate da una curatissima colonna sonora in grado di ingentilire anche le scene più violente.
Joker resta attaccato addosso. Un film che non si dimentica.


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