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mar 29-10-2019 n.12638, Antonio Esposito

Quando vinsi il Premio Strega. Ricordi, emozioni e progetti di Melania Mazzucco

“Il sogno americano di Vita parla di noi, della nostra povertà e delle nostre speranze”


“Il Premio Strega ti può cambiare la vita, ma bisogna vincerlo col libro giusto. Col romanzo “Vita” ho scelto un argomento nazional popolare, recuperando una storia perduta, nel momento in cui l’Italia stava cambiando con i primi sbarchi dei migranti.
La vicenda raccontata ebbe un forte impatto perché portava alla luce la nostra vergogna, la nostra povertà.
Oggi è una memoria condivisa. Il mio è stato un lavoro d’inchiesta. Ho cercato i fatti, le fonti, anche in America. Su questa storia un giorno il film si dovrà fare”.
Con queste parole, la scrittrice romana Melania Mazzucco ha ripercorso le motivazioni di fondo e le ragioni del successo del suo romanzo “Vita”, col quale vinse il Premio Strega nel 2003, in un affollatissimo incontro con i lettori presso lo Stabilimento Alberti di Benevento, nell’ambito della rassegna “Stregonerie”, organizzata da Isabella Pedicini e Melania Petriello.
L’appuntamento culturale è stato felicemente coordinato dalla giornalista Claudia Marchionni.
Il pubblico ha interloquito con stimolanti domande.
I protagonisti del romanzo sono Diamante e Vita, due ragazzini di dodici e nove anni. Un giorno partono per l’America, imbarcati su un piroscafo, in compagnia di tanti altri disperati in cerca di fortuna.
Siamo nel 1903.Nel grande continente li aspetta il padre di lei, Agnello e tanti altri parenti.
Arrivano in un ghetto, alloggiano in una misera pensione, conoscono la fame. Diamante sarà strillone, raccoglitore di stracci, fattorino in una ditta di pompe funebri, waterboy alle ferrovie, attrezzista per una società di cinema.
Vita sarà cucitrice di fiori artificiali, ladra, sguattera, cuoca, amante di un guappo, venditrice di baci, parole e case inesistenti.
I due ragazzini sono convinti di arrivare alla felicità, riconosciuta come un diritto nella Costituzione degli Stati Uniti.
Ma i loro sogni incontreranno tanti ostacoli. New York non è il paradiso immaginato. Attraverso Vita l’autrice ricostruisce la storia della sua famiglia.
I fratelli del padre erano spaccapietre. Il bisnonno era analfabeta. Provenivano da Tufo di Minturno, in provincia di Caserta.
“Le condizioni in si cui i trovano a vivere Diamante e Vita -conclude Mazzucco- le ritroviamo anche nelle favelas di 20 chilometri nascoste dentro le frasche del fiume Tevere a Roma.
Anche se per molti che abitano in Africa, l’Italia sembra essere diventata l’America. Ho trattato tutti i personaggi con profondità. Odio la genericità. Il libro è stato letto molto negli Stati Uniti ed ha scioccato. Parla di noi, di una storia che non possiamo dimenticare. E’ ancora molto attuale. Grida contro la violenza, infonde umanità e speranza”. 





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