Per riscattare la sua famiglia di provenienza, dedita alla vendita del baccalà, Innocenzo Patanaro mira a diventare un imprenditore di successo e per questo apre al centro di Napoli il ristorante “Sushi all’acqua pazza”, coadiuvato da un cuoco giapponese, di nome Kazzumi Momoro. Le ricevute fiscali non sono il suo forte. Anzi ha uno “scontro frontale con gli scontrini”. Ma dalla prenotazioni intercettate, il ristorante risulta sempre pieno, tanto che i clienti vengono sempre rimandati a date lontane, anche di settimane. Questa situazione di buon andamento insospettisce il maresciallo della finanza, Gilberto La Scorza, che una sera prenota anche lui una cena con la sua consorte, per indagare se tutto è in regola con la dichiarazione dei redditi. Ma non si presenta con la moglie, che nel frattempo è stata invitata a teatro dalla sorella; arriva col suo assistente. Questo accoppiamento imprevisto, appare agli occhi di Innocenzo, come il segno di un legame omosessuale tra i due. Di qui una serie di scoppiettanti gag, generati da quell’equivoco. Il protagonista-mattatore della commedia “Tartassati dalle tasse”, è Biagio Izzo, proprietario del ristorante, mentre l’integerrimo maresciallo delle Fiamme gialle è interpretato da un ferrigno Mario Porfito. Regia di Eduardo Tartaglia. Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Massimo di Benevento nell’ambito della rassegna Palcoscenico Duemila, riscontrando la piacevole accoglienza del numeroso pubblico. L’argomento, del resto, sempre attuale, si presta ad una esilarante lettura sulla sorte dei “poveri” commercianti, costretti a pagare le tasse ed a dichiarare i loro guadagni, in continua guerra contro uno “Stato oppressore”. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: tutto potrebbe funzionare bene, se tutti pagassero le tasse. Una verità che viene a galla, quando Patanaro, convocato dalla finanza, deve fare tanti gradini per arrivare al settimo piano perché l’ascensore è guasto, quando la figlia ha bisogno di analisi e manca il personale negli ospedali, quando le strade sono piene di buche e non si possono aggiustare, perché mancano i fondi. Per questo, dopo la rabbia e la ribellione, per il rampante ristoratore, comincia la riflessione. Nella commedia non manca il lato intrigante della passione per le belle donne, che Patanaro, detto O’Brillantone, sprigiona, a sua insaputa, anche verso l’avvenente moglie del maresciallo. “Io sono sempre in rampa di lancio”, ammetterà con smaccato orgoglio. Dopo il controllo della situazione finanziaria, il suo conto corrente viene bloccato. Ma alla fine tutto si chiarirà: il ristorante non aveva incassato proprio niente, perché il pieno, più volte sbandierato, era finto. Così Patanaro invita tutti a cena. Con Izzo e Porfito si sono impegnati brillantemente gli attori Stefania De Francesco, Arduino Speranza, Robero Giordano e Adele Vitale. Il contrasto tra i due mondi, la finanza ed i tartassati, si sviluppa attraverso una comicità accattivante e tagliente, fresca e pungente, con alcuni messaggi positivi: l’importanza delle tasse per garantire i servizi e la critica alla società consumistica, che spinge a seguire le mode. “Se ho commesso qualche errore -concluderà il protagonista- l’ho fatto per amore di mia figlia”.
|