Le parole sono importanti, tutto ciò che non si nomina non esiste, ecco, quindi la necessità di declinare al femminile (come del resto permette la grammatica italiana) tutti quei sostantivi finora prerogativa maschile. Di questo e tanto di più si legge in “femminili singolari – il femminismo è nelle parole (effequ edizioni) ultimo lavoro di Vera Gheno. Contro chi non accetta parole come sindaca, avvocata o senatrice (che pure stanno prendendo sempre più piede nel parlare quotidiano) l’autrice, sociolinguista, fa una attenta disanima del linguaggio e di come questo sia ancora intriso di maschilismo. Diventa quindi necessario partire dalle parole e dal loro uso necessario e consapevole per far si che col tempo queste vengano accettate e usate. Ma da dove nasce il contrasto? Essenzialmente dal fatto il linguaggio è specchio della società e che molte parole ancora oggi declinate al maschile sono la testimonianza di quando molte attività e professioni erano precluse alle donne. Quindi, se si accetta il termine maestro come maschile di maestra" (da sempre un lavoro pensato al femminile), diventa più difficile accettare avvocata o sindaca come femminile di avvocato o di sindaco e ancora troppo spesso la declinazione al femminile di un termine, come nell’esempio di segretaria/o, fa pensare all’idea di un ruolo certamente inferiore della donna. Generalmente, infatti, i mestieri declinati al maschile hanno un’aurea di superiorità ed è per questo che ancora non se ne accetta la giusta declinazione e, dispiace dirlo, l’opposizione viene spesso dalle stesse donne che hanno, per così dire, “conquistato” una posizione maschile e rifiutano la declinazione al femminile. Il testo analizza anche molte esperienze vissute sui social e molte tra noi, leggendo, si troveranno di fronte a risposte retoriche e cariche di pregiudizi ricevute quotidianamente, risposte che dovrebbe essere necessario riuscire a smontare. Riusciremo ad avere una società in cui la parità di genere parta anche dalla giusta declinazione dei termini? Ci vorrà del tempo, forse, ma si riuscirà se è vero ciò che Gheno afferma, ossia “realtà e lingua non sono due settori separati, anzi esistono relazioni tra parole e realtà che ci circonda, digitale non”.
Vera Gheno è una sociolinguista specializzata in comunicazione mediata dal computer. Insegna all’Università di Firenze, è stata collaboratrice storica dell’Accademia della Crusca e lavora con Zanichelli. Di recente si occupa soprattutto di lingua dei social e dei comportamenti linguistici delle persone in rete e perciò si definisce ‘social-linguista’. Tra le sue ultime pubblicazioni Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network (Cesati, 2017) e Tienilo acceso (Longanesi 2018).
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