Per non dimenticare, perché la memoria tenga vivi quegli orrori e da quelli pensare a un domani migliore. Quanto necessario è, alla luce di tanti nuovi e terribili episodi che la cronaca ci narra, ricordare che quel che fu potrà essere e che al male non c’è mai fine. Questa sera, al Mulino Pacifico per la rassegna Obiettivo T, "I fiori del campo", uno spettacolo prodotto da Solot Compagnia Stabile di Benevento e I due della città del sole per la regia di Antonio Intorcia in scena con Michelangelo Fetto, Assunta Maria Berruti, Carlotta Boccaccino, Luigi Furno. La storia, liberamente tratta dal libro “Il fotografo di Auschwitz” di Luca Crippa e Maurizio Onnis, Edizioni Piemme, tanto crudele da sembrare inverosimile è quella del fotografo Brasse, austro-polacco, internato perché si era rifiutato di arruolarsi nell’esercito di Hitler per non tradire la sua Patria. La sua arte sarà mezzo di salvezza: scelto per fotografare gli ebrei in arrivo al campo sarà, però, risucchiato in un crescendo di orrori che lo porteranno ad essere testimone inorridito delle atrocità delle ricerche “scientifiche” di Mengele e altri medici che operavano ad Aushwitz. Per il suo obiettivo e per i suoi occhi passano indicibili orrori che si sedimentano nella sua anima, lo fanno sentire in colpa per la sua posizione “privilegiata”, gli impediscono di pensare. In tutta quella follia la speranza di un amore, un fiore che sboccia sul retro di un blocco, piccoli segnali di una normalità tutta da sperare e che si concretizza con l’atto folle di disobbedire a un ordine. No, Brasse non distruggerà le migliaia di fotografie e i negativi unica vera, reale, inequivocabile possibilità che gli altri fuori da quel campo possano credere alle atrocità pensate e commesse. Poi avviene il miracolo, il campo viene liberato, e i superstiti possono andare incontro alle loro speranze nel ricordo di chi non è riuscito a sopravvivere come la giovane Czeslawa o di un amore finito prima di concretizzarsi nel mondo al di fuori del campo come quello per Baska. Le installazioni video di Michele Salvezza e le musiche composte ed eseguite da Antonello Rapuano hanno arricchito di suggestioni la narrazione che ha toccato il cuore dei presenti.
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