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lun 10-02-2020 n.12925, Elide Apice

Premio Strega 2020: ecco le prime proposte

Gli amici della Domenica potranno far pervenire le segnalazoni entro il prossimo 3 marzo


Resi noti dalla organizzazione le prime proposte di libri per il premio Strega 2020

Errico Buonanno, con "Teresa sulla Luna" (Solferino Libri), proposto da Chiara Gamberale con la seguente motivazione: «Come si fa ad affrontare la vita così com’è? Quanto coraggio ci vuole, quanta incoscienza?
Ma, soprattutto. Quante bugie? E deve per forza risultare una ferita, quella che separa la realtà dalle bugie di cui abbiamo bisogno per sopportarla?
Non potrebbe essere un confine mobile, un passaggio segreto invisibile, che anziché mettere a rischio le nostre esistenze le protegga?
Queste, e molte altre domande, investono il protagonista di Teresa sulla luna, grazie a e per colpa di sua nonna. Teresa, per l’appunto. Che della vita così com’è non sa proprio che cosa farsene.
Non è né bella né brutta, né scema né particolarmente acuta, e non ha nessunissimo talento per niente.
Eppure, “suona”. O almeno è convinta di suonare, di portare con sé la misteriosa musica che fanno involontariamente le persone eccezionali, musica che si rivela la scottante eredità con cui il nipote è costretto a fare i conti.
Mitomane, scabrosa, grottesca, invadente, ridicola: meravigliosa Teresa.
Leggendo le pagine di Errico Buonanno, che fanno ridere mentre fanno commuovere e fanno pensare mentre fanno sognare, diventiamo tutti suoi nipoti.
Tutti costretti a scegliere fra quello che è vero e quello che sarebbe bello.
Tutti (purtroppo e per fortuna) incapaci di farlo, perché oltre a essere nipoti di Teresa siamo figli del Novecento, il vero personaggio chiave di questo romanzo raffinato, originale e spiazzante»
(il libro verrà presentato a Benevento il prossimo 31 marzo) 

Angelo Ferracuti, con "La metà del cielo" (Libri Mondadori), proposto da Paolo Di Stefano.
Questa la motivazione: «Aspra è la sostanza umana de La metà del cielo (Mondadori), un libro fra il memoir autobiografico e il romanzo di formazione nel cui centro si accampa la figura di Patrizia, moglie dello scrittore, troppo presto perduta.
Non si tratta solo della dolorosa elaborazione di un lutto ma anche della restituzione di una modalità di esistere con gli altri a fronte di un presente desertificato, perché il ricordo di Patrizia si iscrive in un preciso spazio-tempo, l’Italia di fine secolo, l’età del cosiddetto antagonismo vista da un luogo periferico, Fermo, che Ferracuti chiama “la piccola città”, un microcosmo ostile o indifferente.
Un ritmo interiore ne scandisce la scrittura e il pudore le dà forma: è questo il suggello di una materia talora indicibile e però toccata dalla poesia» 

Giorgio Ghiotti, con "Gli occhi vuoti dei santi" (Hacca Edizioni), proposto Biancamaria Frabotta con la seguente motivazione:  «Nato nel 1994, Giorgio Ghiotti, poeta, scrittore e saggista, ha esordito con la raccolta di racconti, Dio giocava a pallone (Nottetempo 2013).
Gli occhi vuoti dei santi è la sua ultima raccolta di racconti, di grande valore sia dal punto di vista formale che nella sostanza del suo messaggio.
L’io narrante che si esprime ora in prima persona, singolare e plurale, sia nella terza persona dei veri narratori non vuole presentarsi come un esempio di letteratura generazionale.
La sua sembra un’autobiografia, ma non lo è.
Ghiotti non gioca con i consueti trucchi della ibridazione tra verità e finzione. Il suo tema è la disperata coscienza del male di vivere che travaglia gli individui all’interno della famiglia, la spietata solitudine di chi ne fa parte e la diseguaglianza tra gli affetti.
Attraverso una scansione frammentaria della voce che ricorda le pause e i soprassalti dei diari kafkiani, l’autore obbliga il lettore a mantenersi all’altezza del suo pensiero poetante.
Ma la prosa poetica non c’entra. Piuttosto un’alternanza tra malinconia e feroce comicità trasmessa in una scrittura, acuminata e fulminea che elimina ogni ripetizione, ogni inutile vacuità.
E a fronte di un Tempo che ci insegue, ogni inutile perdita di tempo di puro stile»

Ezio Sinigaglia, con "L’imitazion del vero" (TerraRossa Edizioni), proposto da Lorenza Foschini 
Ecco la motivazione: «L’imitazion del vero colpisce per l’eleganza e la ricercatezza della scrittura e per l’originalità del soggetto: un racconto amorale che ricorda per lo stile, l’ironia e la bellezza della prosa una novella di Boccaccio. In questo libro Sinigaglia mostra inoltre la sua singolare capacità di camuffare il lessico contemporaneo facendolo “sembrare” antico, sfruttando un’elegante sintassi e una prosodia della musicalità incantevole.
É grazie a questi elementi stilistici e al ritmo serrato della narrazione che prende vita il racconto: una storia d’amore licenziosa e originalissima, un conte philosophique sulla natura misteriosa e oscura dell’amore “socratico” e sulle leggi del desiderio. L’imitazion del vero è un libro che sorprende dal principio alla fine»

Sandro Veronesi, con "Il colibrì" (La Nave di Teseo), proposto dall’Accademia degli Scrausi con la seguente particolare motivazione: «IL romanzo che viene presentato
                                             COmincia con un segno beckettiano
                                             LIbrandosi da Roma (e poi lontano,
                                             BRÌndando alla forza del passato:
                                             Si alza in volo). Un Miraijin neonato
                                            Arriva tra i righi (e si ritrae, piano:
                                            Nasce al presente di un nuovo italiano;
                                            Donna è il futuro qui prefigurato).
                                            Racconti di luce e fili inventati;
                                            O di voci: e distese di sabbia;
                                            VErità atroci esibite e non viste.
                                            ROcce di pagine e suicidi a strati
                                            NEgli anni sospesi. E un’unica gabbia
                                            SI sogna da sola un sorriso triste.
L’Accademia degli Scrausi presenta al Premio Strega 2020 Il Colibrì (La Nave di Teseo) di Sandro Veronesi.
Anche solo per ricordare agli Amici della Domenica la forza commovente del suo protagonista Marco Carrera. Preghiamo per lui e per tutte le navi in mare.»


Categ Premio Strega 2020, letto 6962 volte

 

 
 
 
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