Sono stati presentati altri cinque titoli al Premio Strega 2020: Fuoco al cielo di Viola Di Grado, La nave di teseo, proposto da Maria Rosa Cutrufelli «Il romanzo racconta una storia davvero singolare. Una storia dei nostri tempi, ambientata in un paese al confine con la Siberia, devastato dagli esperimenti nucleari. Qui s’incontrano Tamara e Vladimir, ma il loro amore è avvelenato come la terra che calpestano. Come la creatura che Tamara trova nel bosco, un “bambino che non somiglia alle cose del mondo”. Un piccolo essere che forse è umano e forse no e che scatena reazioni incontrollate e incontrollabili in quel paese sperduto, abbandonato a se stesso. La vicenda è realmente accaduta ma, nel racconto di Viola Di Grado, la cronaca si trasforma e diventa subito metafora: dei mali del mondo, ma anche di quell’amore pericoloso che pretende di guarire tutto con la sua sola forza. Una narrazione che a poco a poco si carica di suspense fino a diventare una storia ‘nera’, di emarginazione e di follia, scritta con un linguaggio straniante, mai artificioso. È sorprendente la capacità dell’autrice di forzare la lingua, con accostamenti azzardati e scivolamenti di senso molto suggestivi. Uno stile particolarissimo per raccontare l’amore al ‘tempo dei veleni’. Un romanzo ricco: per stile, per contenuto, per l’insolita ambientazione» La vita schifa di Rosario Palazzolo Arcdaia/sidecar, proposto da Giulia Ciarapica «La vita schifa di Rosario Palazzolo è quello che, a tutti gli effetti, può definirsi un romanzo vorticoso, in cui la complessità della trama, la profonda introspezione psicologica del protagonista – Ernesto Scossa, di professione “ammazzatore” – e la serrata costruzione degli eventi che si inseriscono in un’atmosfera di umoristica cupezza, si sposano alla perfezione con la tematica principale. Il fil rouge, come si intuisce fin dalle prime pagine e che regge le redini della faccenda, è il tema della colpa e la conseguente inutilità delle attenuanti, ovvero l’impossibilità di redenzione. Il protagonista, che racconta – da morto – il suo ultimo anno di vita, ripercorrendo tutte le fasi di un’esistenza altalenante, priva di prospettive prima e poi improvvisamente rampante, riflette a tutto tondo sul suo ruolo di killer, che è come riflettere, pagina dopo pagina, sul senso della morte e sul valore della vita, propria e altrui. Ciò che contraddistingue l’andamento ritmico della storia e che ne fa un’opera altamente originale, è la lingua. Palazzolo si muove con disinvoltura tra neologismi, giochi (musicali) di parole e lunghi periodi che assomigliano a flussi di coscienza e che, proprio per questo, rimandano chiaramente alla complessità psicologica del personaggio in questione: i pensieri di Ernesto Scossa si snodano, pagina dopo pagina, di fronte ad un lettore già fortemente rapito dal tortuoso sviluppo della narrazione» Nessuna notte è infinita, Rizzoli, di Francesca Pansa proposta da Aurelio Picca «Bellissima, pur essendo un superlativo inflazionato, lo adotto lo stesso per usarlo come sinonimo di Favola: perché Nessuna notte è infinita di Francesca Pansa è appunto una fiaba per adulti, bambini, animali che si danno convegno sul monte Pollino: quella specie di Eden da dove si contemplano due mari. E’ altresì un romanzo famigliare come direbbe Natalia Ginzburg; anzi, una storia che racchiude molte famiglie in un concentrato umano che si protocolla nel proverbio Cu pucu si vivi e cu niente si mori (Con poco si sopravvive e con niente si muore). Nel nome della Madre sono le donne che hanno già raccontato oralmente chissà quante volte frammenti, dolori, gioie e canzoni della loro vita. Francesca Pansa afferra la musica della voce e la mette in bella copia. La stampa su carta per amore di figlia ma anche per passione civile e necessità di memoria non soltanto sua bensì anche nostra. Dunque: le donne che raccontano la vita così fragile più di un finale repentino di tragedia, attraverso una di loro che si fa scrittrice, cioè testimone, estendono la conoscenza ai nuovi e sempre rinnovati invitati. Allora ecco lo struggente ritratto di Aldo Rosselli, il dolore di padre di Ennio Flaiano. La famiglia si allarga. La musica intona pure le strofe di un Renato Zero (è nel titolo del libro), o di un Carlo Buti (Non dimenticar le mie parole), e ancora di un Tino Rossi (Tutta la mia vita sei tu!) Francesca Pansa ha ereditato dalle sue donne anche la perizia letteraria e la gloria del Cantico dei Cantici che, in postilla da lei stessa ricomposta, campeggia in una unica epigrafe a ogni svolta di capitolo. Nessuna notte è infinita si consuma nel miele di quando “le immagini vivevano del nostro sguardo”. Appare cosa lontana, carezza scancellata, invece è dietro l’angolo della nostra vita se ancora apparteniamo all’umanità» Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli propostao da Maria Pia Ammirati «Daniele Mencarelli ha cominciato come poeta, quando nel 2018 ha scritto il suo primo romanzo, La casa degli sguardi, ha portato nella narrativa la densità e la plasticità della parola poetica. Una parola che diventa discorso umano, sorretto dalle vibrazioni di una scrittura potente e creaturale. Con Tutto chiede salvezza Mencarelli conferma di essere uno scrittore unico e maturo. Partendo da un’esperienza personale – i sette giorni di Trattamento sanitario obbligatorio a cui è stato sottoposto quando aveva vent’anni – scandaglia il buio della malattia mentale alla conquista di un’umanità profonda e autentica, la sua e quella dei suoi compagni. La cura profonda non può che essere affidata alla parola, unico e salvifico “pharmakon”» Amor che torni di Lodovica di San Guedoro, Felix Krull editore proposto da Paolo Ruffilli «Segnalo per la partecipazione al Premio Strega 2020 il nuovo romanzo di Lodovica San Guedoro, Amor che torni… Un’educazione sentimentale, per la qualità della scrittura, con uno stile personalissimo e un linguaggio vivido di grande forza espressiva, e per la resa narrativa della materia amorosa che lo caratterizzano. Le vicende di un amore con due amanti che si cercano e che si sfuggono è la continuazione di un precedente romanzo, “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé …” e lo sviluppo delle nuove pagine rappresenta il percorso sinuoso tra slanci e ricadute; un percorso insieme di elevata intonazione e di perdizione e di deriva, per mezzo di una vera e propria sinfonia di vasto respiro. L’indicazione che viene dalle pagine tra incanto e rapimento di questo romanzo, in relazione alla questione del senso e del valore dell’amore che non cessa di essere angelico mentre diventa crudele, sta nel riconoscimento dell’incontro misterioso tra finito e infinito, tra tempo ed eterno.»
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