Soave è la protagonista di “Nessuna notte è infinita (Rizzoli editore) di Francesca Pansa, presentato al Premio Strega 2020 da Aurelio Picca. Un romanzo di poco più di 150 ricche di intensità intorno a una famiglia, alle sue storie, ai sentimenti per una narrazione che avvince e che proietta immediatamente proiettato nelle vicende. “Una storia che è prima di tutto un tributo alle donne antiche e moderne, donne che hanno tanto lottato, pianto, sofferto, amato. Soprattutto amato” ci indica la sinossi e Soave, la mamma della Pansa è donna che ha lottato, pianto, sofferto e amato e probabilmente è proprio per questo che il libro(ambientato in Calabria per poi approdare a Roma) emoziona, complice una narrazione pacata e quasi intimista. Troviamo Soave giovane donna alle prese con le scelte che condizioneranno il suo futuro e con lei il lettore conoscerà la varia umanità che l’ha accompagnata nel percorso di vita. La storia narrata attraversa quasi un secolo di storia, parla di guerre e del dolore che queste causano, parla di migrazione e di sofferenza nell’allontanarsi dai proprio luoghi del cuore e dell’anima, parla di vita. Nessuna notte è infinita, puntellata qui e là da suggestioni musicali, dalle parole di Renato Zero che ne formano il titolo a “Non dimenticar le mie parole” fino a “Tutta la mia vita sei tu” diventa, in qualche modo la storia di tutti ed è essenzialmente un atto d’amore per Soave.
Francesca Pansa è giornalista, dirige il progetto Le fate sapienti, con antologie, agende e calendari. Ha pubblicato saggi e romanzi, tra cui Donne che odiano gli uomini, Ti porto sempre con me, Viaggio intorno ai sogni.
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