Dalle canzoni dedicate alla sua terra d’origine, la Puglia, ai versi dialettali siciliani, dal romantico filone napoletano alle memorabili ed intense melodie italiane. Da “Amara terra mia” al fortunatissimo disco del 1958, “Nel blu dipinto di blu”, terzo inno nazionale, conosciuto in tutto il mondo, del quale furono vendute 20 milioni di copie, il viaggio canoro di Domenico Modugno è andato in scena al Cinema Teatro San Marco di Benevento, concludendo felicemente la rassegna “Invito a teatro”, diretta da Giambattista Assanti. Il merito di aver fatto rivivere la genialità di uno dei più grandi artisti musicali del novecento è di Gianfranco Ricciotti e della sua band, composta da Dino Basile al piano, Gino Ferro al basso, Gigi Lorusso alla batteria e Manuel Trabucco al sax. Lo spettacolo intitolato “Meraviglioso: tributo a Domenico Modugno - la vita di un uomo attraverso le sue canzoni”, ha colto nel segno, coinvolgendo il pubblico, che ha accompagnato col battito delle mani e con la voce, tutti i più rinomati testi del cantautore di Polignano a Mare. “Siamo felici di essere a Benevento -ha detto Ricciotti- per raccontarvi la storia di un personaggio amato da tante generazioni, che portò un profondo cambiamento nella musica italiana, vincendo quattro volte il Festival di Sanremo.Ringraziamo l’amico Giambattista Assanti. Un tempo la cultura era sostenuta dai mecenati, dai finanziamenti di tanti amatori benestanti. Oggi il benessere si è dimenticato degli artisti. La carriera di Modugno è il simbolo di un’Italia che sperava ed aveva fiducia in futuro migliore”. Il concerto ha riportato a galla anche pezzi un po’ dimenticati come “Delfini (Sai che c’è)”, “Notte di luna calante”. La canzone che consacrò Modugno nacque da un’idea di Franco Migliacci che qualche giorno prima aveva comprato un quadro di Chagall. Nella notte poi sognò un uomo vestito di blu. Al mattino portò la bozza dei primi versi al cantautore, che con un colpo di fantasia straordinaria partorì il ritornello “Volare”. Da allora il sogno di Modugno, ragazzo meridionale, si realizzò e fu una scossa per tutta l’Italia. Poi vennero i successi di “Ciao Ciao Bambina”, “Meraviglioso”, “Dio come ti amo”, “La lontananza”, scritta da Enrica Bonaccorti. Il fertile percorso è stato impreziosito senza dubbio dal contributo napoletano. Così nascono canzoni come “Tu sì ‘na cosa grande”, “Resta cu’ mme”,”Lazzarella”,senza dimenticare la simpatica e divertente “Pasqualino Maraja”.La forza ironica emerge dirompente con “La donna riccia” e “Lu pisci spada”. Da urlatore Modugno si trasformò man mano in un poliedrico chansonnier. “Quando andò a Roma -ricorda Ricciotti- il cantante voleva fare l’attore. Partecipò anche al film “Il maestro di violino”, ma la sua strada era ormai quella di grande interprete della canzone italiana”. La band che si è esibita al San Marco ha ridato la giusta sonorità ai testi. Molto apprezzata l’esecuzione di “Vecchio Frack”.Il concerto ha segnato un momento di spensieratezza in questi tempi difficili dominati dalla paura del coronavirus, per i cento e più coraggiosi venuti al teatro, che hanno concluso la serata canticchiando insieme a Ricciotti il bis di “Meraviglioso” e “La lontananza”. Si riprenderà il 5 aprile con Enrico Montesano.
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