Settantaquatto e non li dimostra, stasera meno che mai, nell'incanto del Teatro Romano, nel primo evento culturale post Covid. Gli autori della sestina del Premio Strega 2020 sul palco a parlare di libri e di suggestioni letterarie nell'aria tiepida, finalmente, di un pomeriggio di fine primavera. I saluti istituzionali e quelli di Giuseppe D'Avino, presidente di Strega Alberti; Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci e di Isabella Pedicini, promotrice con Melainia Petriello del progetto "Stregonerie - Premio Strega tutto l'anno" hanno lasciato lo spazio all'incontro con i finalisti che si contenderanno il titolo il prossimo 2 luglio al Ninfeo dei Villa Giulia Roma. Al di là dell'indubbio valore culturale, la serata ha avuto il sapore di una rivincita rispetto alla quarantena e di un riscatto culturale. La gente, con le mascherine e a distanza più o meno rispettata, seppur in numero nettamente inferiore rispetto alla capienza del Teatro Romano, aveva voglia di socializzare, di ritrovarsi insieme, di "inseguir bellezza", di sentirsi finalmente vivi e tutto questo si è riflesso sulla serata partecipata e seguita. Bella la novità dei passi tratti dai libri letti dagli stessi autori, chi più di un autore può esprimere meglio sentimenti e passioni raccontate, agile e piacevole il susseguirsi delle domande di un navigato Gigi Marzullo e partecipi gli autori di libri di ottimo spessore narrativo. Sei i finalisti di quest'anno dopo il ripescaggio di Febbre per la media e piccola editoria, questi i loro nomi: Jonathan Bazzi con ‘Febbre’ (Fandango Libri), Gian Arturo Ferrari con ‘Ragazzo italiano’ (Feltrinelli), Daniele Mencarelli con ‘Tutto chiede salvezza’ (Mondadori), Valeria Parrella con ‘Almarina’ (Einaudi), Sandro Veronesi con ‘Il colibrì’ (La nave di Teseo) e Gianrico Carofiglio con ‘La misura del tempo’ (Einaudi) e ... vinca il migliore
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