Un viaggio nei ricordi, nei racconti ascoltati, in quelle mille sensazioni che si sedimentano nell’animo e finiscono inevitabilmente per ricondurre lì in “Un posto per andar via”. La memoria, in questa raccolta di racconti che Patrizia Bove ha recentemente dato alla stampa che parla di personaggi a volte lontani cronologicamente ma tutti legati al luogo in cui vivono o hanno vissuto. Storie di persone che hanno lascito un segno nella valle telesina, alcune quasi ammantati da un’aurea di leggenda, storie che parlano di forti personalità, di stretto legame al territorio, di grandissimo senso di altruismo o di amicizia. L’ostetrica del paese, la protagonista del primo racconto, “La scandalosa”, e il racconto di un tempo che non c’è più quando le scelte delle donne avevano il valore aggiunto della determinazione e della caparbietà. Così come la protagonista de “La stanzetta dalle imposte socchiuse” parla del desiderio di autonomia e libertà di pensiero di una giovane donna della provincia italiana. Ricordi di anni spensierati quelli narrati in “L’anno della maturità”, anni di speranze che si spezzeranno di fronte all’ineluttabile. Le angosce di giovani donne in procinto di diventare mamme in “La nube tossica” che riporta ai fatti di Chernobyl e ricorda il supporto di Annamaria Durante, la psicologa del locale consultorio familiare, che tanta innovazione, come il percorso nascita, portò nella valle. Non poteva mancare il ricordo di Massimo Rao, artista intimamente legato alla luna, e soprattutto amico di sempre del’autrice e il suo desiderio di tornare in quel luogo dove si era scoperto”diverso” e dal quale era andato via per seguire la sua vena artistica. Così come necessario era il ricordo di Salvatore Pacelli, sindaco del pese per mezzo secolo, morto in un incidente automobilistico “quasi a non voler andare in pensione ma a voler lasciare quel luogo con l’incarico di sindaco”. L’ultimo racconto è dedicato a Tonino Conte, il professore dagli importanti incarichi politici che non ha mai dismesso la sua carica di umanità e di altruismo. II racconto, forse l’unico in cui c’è una storia immaginata, parla appunto di capacità di accoglienza e di inclusione. Sette racconti uniti dal fil rouge dell’umanità quella incarnata da chi in “quel posto per andar via” è rimasto o ha poi finito per ritornarci. Un libro di grandi emozioni e di empatica lettura, anche per chi non ha familiarità con i luoghi e i personaggi narrati, per la scrittura pacata e coinvolgente che finisce per conquistare il lettore catapultato in piccole e sincere storie antiche.
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