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lun 15-02-2021 n.13310, redazione

Premio Strega 2021: ecco altri dieci titoli segnalati

Gli amici della domenica potranno dare indicazioni entro il prossimo 5 marzo

Ecco il terzo gruppo di libri proposti per la #LXXVedizione del Premio Strega (info da https://www.premiostrega.it/):
«Il fratello minore» di Andrea Barzini (Edizioni Piemme), proposto da Maria Ida Gaeta «Andrea Barzini ha scritto un romanzo in cui si intrecciano le vicende della sua famiglia con quelle dell’Italia in anni importanti del nostro Novecento. Padroneggiando bene una trama complessa, con una scrittura brillante e sapiente, ricostruisce con piglio investigativo la vita di suo zio Ettore Barzini, fratello minore di suo padre Luigi. Di questo zio Ettore in famiglia non si parlava mai, perché? Su di lui, sulla sua vita così diversa da quella degli altri maschi Barzini e soprattutto sulla sua tragica morte era scesa una coltre pesante di silenzio e rimozione. Aveva vissuto come tutta la sua famiglia tra l’Italia e gli Stati Uniti, ma poi, da solo, anche in Giamaica e in Somalia. Non era giornalista, ma agronomo. Non era ambizioso e mondano, piuttosto solitario. Non era interessato alla notorietà, eppure sarà lui, il minore, a intercettare la storia del suo tempo, a combattere per la giustizia, a costo della propria vita.
L’autore si addentra nel labirinto della sua storia familiare: “Ogni famiglia è un labirinto, ci vuole la mappa… grovigli ricoperti di rovi, segreti sussurrati, vergogne… Chi viene dopo crede di poter nuotare liberamente, e si sbaglia” e arriva a una certezza: “i collegamenti non si spezzano, sono cavi di acciaio… Inutile dire bugie, o mascherare verità, in famiglia si sa sempre tutto, i pensieri sono in onda”.
Ho trovato commovente l’ispirazione che sostiene questo libro e ho apprezzato molto la descrizione introspettiva delle contrastanti personalità dei vari personaggi che lo animano.
È un romanzo che con passione e originalità accetta la sfida di disvelare le relazioni possibili tra verità storica e documentata e verità letteraria e mostra grande capacità nel ricostruire la vita di Ettore, il protagonista, attraverso fonti d’archivio e pagine d’invenzione. Un libro che testimonia la fiducia nella possibilità di costruzione delle memorie attraverso la letteratura e l’immortale invenzione narrativa, guardando indietro per individuare quel che conta e trasportarlo avanti, scoprendo ciò che è stato in quel che oggi accade, per sciogliere nodi, per comprendere quel che siamo o che vorremmo essere.»
«Splendi come vita» di Maria Grazia Calandrone (Ponte alle Grazie), proposto da Franco Buffoni
"Il romanzo Splendi come vita è un’ideale lunga lettera stilisticamente compatta – pur se composta di pagine di diario, episodi narrati in prima persona, ricordi brucianti, ferite mai rimarginate – scritta dall’autrice cinquantenne, ben nota come poetessa, alla madre adottiva. Splendi come vita è una storia di amore e odio (o disamore, come lo definisce l’autrice) di fronte a comportamenti “materni”, non più comprensibili né concepibili. O forse, meglio, è la storia di una perdita, di una cacciata, di un paradiso perduto: con quanto di biblicamente ineluttabile tali termini connotano e comportano. Perché la bambina adottata ama profondamente la madre. Poi succede qualcosa nella sua crescita e da quel momento la madre non crederà più all’amore della figlia. Trascorrono i mesi e gli anni e la faglia di incomprensione si allarga sino a divenire incolmabile, fino al finale del romanzo – che non sveliamo nella sua essenza – ma che ci riconsegna due donne adulte entrambe bisognose di amore e per questo “amabili”.»
«L’acqua del lago non è mai dolce» di Giulia Caminito (Bompiani), proposto da Giusepppe Montesano
«È con piacere che presento a questa edizione del Premio Strega L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito, una storia ambientata nel paese lacustre di Anguillara Sabazia, una provincia italiana simile e diversa da molte altre province letterarie: dove le case popolari si intrecciano alle villette, all’antico centro storico, al lungolago e ai capannoni in uno sviluppo disarmonico che rispecchia e genera le disarmonie del vivere, uno sviluppo malato nel quale si annidano oscuri i conflitti.
In questi luoghi narrativi Giulia Caminito dipana i percorsi di una famiglia proletaria dominata dalla potenza e prepotenza di una madre, Antonia, la prima a imporsi sulla scena con uno stratagemma e una protesta degni della migliore tradizione neorealista, quella inventiva degli inizi.
Ma autentica protagonista del romanzo è sua figlia Gaia: voce narrante che sembra spuntare dal profondo, e sguardo che smaschera ogni convenzione sociale – pur restando alla fine imprigionata nelle contraddizioni di un benessere sempre inseguito e sempre destinato a sprofondare nella melma.
La maturità narrativa raggiunta da Giulia Caminito sta proprio nella voce e nei gesti di Gaia, nella quale la timidezza affilata e la rabbia soffocata vengono nutrite dalla vergogna, la fatica di un’adolescenza sgraziata sboccia in violenza e la tenerezza si deforma in strazio, secondo una scrittura che è capace allo stesso tempo di distanziamento stilistico e di immedesimazione emotiva. E colpisce il modo in cui la Caminito sa cogliere una realtà contemporanea tracciando una parabola sociale che punta inesorabilmente verso il basso: dalla testarda speranza con cui la madre tenta di restare a galla in un mare di ingiustizie, alla sconfitta desolata della figlia che affonda in un’acqua avvelenata dal risentimento, appesantita da miraggi scadenti e da una cultura che promette ma non mantiene.»
«Gli sciacalli» di Alessandro Carlini (Newton Compton editori), proposto da Paolo Ruffilli
«Candido alla selezione dell’edizione 2021 del Premio Strega il romanzo Gli sciacalli (Newton Compton) di Alessandro Carlini, per l’interessante sviluppo della vicenda e per la qualità della scrittura.
È ambientato a Ferrara a guerra appena finita, dietro alla scia di morte dei molti omicidi di simpatizzanti fascisti compiuti in quei giorni come presunta vendetta di ex partigiani. A occuparsene è il sostituto procuratore Aldo Marano, antifascista ma anche persona integerrima e uomo di legge che non sopporta la giustizia sommaria, e l’indagine ha le sue belle sorprese nella scoperta di infiltrazioni, doppiogiochisti, interessi privati.
Con bravura l’autore fa rivivere in piena tensione, con personaggi di spessore e tra atmosfere coinvolgenti, una pagina di storia della città, narrando in forma di appassionante noir una vicenda che ha i suoi riscontri di verità documentati negli archivi di polizia e disegnando il protagonista sulla figura professionale del magistrato che si era davvero occupato di omicidi e di killer nella Ferrara fosca di quel 1945.»
«La forma del silenzio» di Stefano Corbetta (Ponte alle Grazie), proposto da Lorenza Foschini
«Desidero segnalare per il Premio Strega il libro di Stefano Corbetta: La forma del silenzio, edito da Ponte alle Grazie. Un romanzo che offre uno sguardo sulle nostre solitudini, su come il male può piegarci, ma anche risvegliare le forze che ci trasformano. Con uno stile intenso, coinvolgente e al tempo stesso delicato, l’autore racconta la storia molto particolare di un bambino nato sordo, Leo, che improvvisamente scompare in una notte di dicembre del 1964. Nel 1983, diciannove anni dopo, la sorella Anna, spinta da alcune rivelazioni di uno sconosciuto, inizia le ricerche del fratellino. Durante l’investigazione la giovane donna incontrerà persone che susciteranno in lei sentimenti nuovi e contrastanti che influenzeranno e per certi aspetti cambieranno la sua vita.
Una riflessione sul rapporto tra identità e linguaggio, dove il silenzio diventa voce e assume la dimensione della rivelazione. Una storia avvincente che trattiene il lettore fino all’ultimo, lasciandolo coinvolto e al tempo stesso sorpreso da un finale sconcertante e inatteso.
La scrittura di Corbetta ha una notevole forza visiva e riesce a trasformare la vicenda in immagini nitide. La tenuta narrativa è molto solida, anche grazie all’equilibrio che Corbetta raggiunge nell’intreccio tra l’indagine privata di Anna e il contesto storico in cui il piccolo Leo è vissuto, caratterizzato ancora dal clima oscurantista seguito alle decisioni del Congresso Internazionale sull’educazione dei sordi nel 1880.
La storia ha anche al suo interno un elemento di attualità: a tutt’oggi l’Italia è l’unico paese in cui la Lingua dei segni non è ufficialmente riconosciuta e in questo senso La forma del silenzio richiama l’attenzione su un problema reale di mancata inclusione sociale e di barriere alla comprensione e alla comunicazione.»
«L’uomo con il turbante» di Massimo de Angelis (Rubbettino Editore), proposto da Marcello Ciccaglioni
«L’uomo con il turbante di Massimo de Angelis può essere definito un romanzo di constatazione dolente della realtà storica dei nostri tempi. Una realtà rappresentata attraverso la vicenda di due giornalisti che scompaiono in Afghanistan e attraverso gli sforzi amorevoli, diplomatici, militari e amichevoli profusi nella loro ricerca.
L’intreccio è originale e coinvolgente, ma non si tratta di un romanzo d’avventura; è permeato di amore ma non è un’opera romantica. Fra l’Italia e l’Afghanistan, la vicenda si alimenta con i sensi di colpa di una moglie appassionata che lotta per riportare a casa il marito, con l’intimismo straziante del diario di un prigioniero, con l’angoscia dei garanti per il loro gravoso incarico. Passioni, paure, sentimenti e rimorsi sono scrutati e messi a nudo con pagine di grande sensibilità e spessore culturale, fino al sorprendente epilogo, evidenziati nella postfazione di Gianni Riotta. Per questo, dopo averlo letto, sono lieto di candidarlo alla LXXV edizione del Premio Strega.»
«Il popolo di mezzo» di Mimmo Gangemi (Edizioni Piemme), proposto da Raffaele Nigro
«Un romanzo duro e struggente, scritto con una maestria non facile da trovare di questi tempi è Il popolo di mezzo, di Mimmo Gangemi. Un romanzo complesso che chiama alla memoria i libri di Mario Puzo, il disincanto di John Fante e il rimprovero sociale di Corrado Alvaro, ma che si chiude con la luce di una fortuna finalmente costruita sulle infelicità del passato. Al centro, il siciliano Tony Rubbini, che dall’aver assistito all’impiccagione dei genitori, senza una ragione e senza un processo, imparerà a odiare l’America e a combatterla con l’esplosivo. Come in una grande ballata nera. L’America di inizio secolo, il razzismo degli americani nei confronti di negri e italiani, assimilati in un unico destino, segnerà la vita di questo giovane che si troverà a convivere e a combattere tra la Mano Nera e la Camorra, ma che sarà attratto da un’idea di libertà invisa agli americani: l’Anarchia. Una passione politica che si sposa a meraviglia con il suo odio antiamericano e da cui solo l’amore per una italo-irlandese, Mary, potrebbe sottrarlo.
Ma quando anche l’amore verrà meno, non gli resterà che affondare progressivamente nella violenza e nell’autodistruzione. Suo fratello Luigi avrà migliore fortuna, perché appassionato di jazz e di tromba. Vivrà esibendosi con un gruppo jazz sui battelli che vanno su e giù per il Mississippi. I figli dei figli faranno fortuna, ma nessuno di loro potrà dimenticare che i nonni hanno lottato e sono morti per costruire le fondamenta di un paese che a dispetto di ciò che si propugna, come la più grande democrazia del mondo, è un paese armato fino ai denti e che in piena modernità ancora manda a morte coloro che ritiene colpevoli.
«Dopo la pioggia» di Chiara Mezzalama (Edizioni E/O), proposto da Jhumpa Lahiri
«Come La tempesta, il capolavoro rinascimentale di Giorgione, questo romanzo si interroga sul rapporto profondo e misterioso fra natura e umanità. Anche il romanzo parla di un fiume, un ponte, le rovine. Inquadra una famiglia precisamente raffigurata. E ci troviamo in un’atmosfera burrascosa, densa di nubi, con un cielo squarciato che darà, ai personaggi ma anche al lettore, una svegliata cruciale. In questo romanzo tanto feroce quanto fine la tensione monta pagina dopo pagina. Mezzalama si interpella sul senso precario dell’innamorarsi, di mettere su una casa, di crearsi una famiglia. I punti di vista del marito e della moglie si alternano e oscillano fra passato e presente ma le riflessioni più urgenti riguardano un futuro in ballo, non solo per la coppia ma per un pianeta a rischio i cui fenomeni naturali mostrano un profondo sbilanciamento.
Queste pagine affrontano, con grande compostezza e lucidità, le distanze che erodono le relazioni più intime, la vicinanza fra creazione e caos, e lo sconforto di trovarci ai limiti di un mondo sostenibile.
Scritto con il massimo controllo, Dopo la pioggia arde quietamente e rivela la mano di un’artista esatta, matura e incisiva. Mezzalama ha realizzato un romanzo straordinariamente attuale, eppure, nella sua specificità, si nutre di mitologia e di una dimensione astratta attraverso la quale questa famiglia affranta diventa ogni famiglia, e questa Roma travolta dalla tempesta diventa ogni luogo sulla terra.
Capiamo meglio, leggendolo, come sopportare i rovesci della sorte, come tutelare le generazioni che verranno, come resistere a tutte le incertezze all’orizzonte.»
«La casa delle madri» di Daniele Petruccioli (TerraRossa Edizioni), proposto da Elena Stancanelli
«Daniele Petruccioli, già esperto e raffinato traduttore, ha scritto un romanzo che candido allo Strega perché possa guadagnare lettori. Sicura di fare a quei lettori un regalo. La casa delle madri è una storia familiare, dolente, dal passo meditato, mai isterico. L’ambiente, poco esplorato di questi tempi, è quello della borghesia colta.
Sarabanda, vitale, femminista, ricca e coraggiosa sposa Speedy, eterno ragazzo, bello e inquieto.
Rimane incinta di due gemelli, ma al momento del parto qualcosa va storto.
Ernesto ed Elia sono identici, ma diversi. Ernesto in particolare è diverso da tutti, ma Sarabanda non vorrà mai ammetterlo. Elia cresce inseguito da quel mantra, “bada a tuo fratello”, Ernesto, crescendo, gonfia il suo impaccio in una rabbia autolesionista. Fin quando la sua malattia finalmente verrà diagnosticata.
Daniele Petruccioli racconta questa storia con una lingua raffinata e un andamento che incanta.
Le anse dell’amore, le morti, l’appartenenza e la fuga. Case, gatte, nonne e bambini protagonisti di un’esistenza normale, normalmente dolorosa.»
«Odio» di Daniele Rielli (Libri Mondadori), proposto da Antonio Monda
«Ritengo che Odio sia uno dei libri italiani più interessanti, appassionanti e coraggiosi degli ultimi anni. Sono ammirato dalla lucidità e la passione con cui Daniele Rielli prende spunto dalla teoria del capro espiatorio di Rene Girard per raccontare una vicenda distopica solo in apparenza.
E ammiro il modo – originale e profondo – in cui racconta i suoi protagonisti, uomini e donne che non hanno raggiunto i quaranta anni.
Il suo approccio è umanista: anche di fronte alle situazioni più gravi e inquietanti, Rielli non giudica, ma cerca di capire la psicologia e le azioni di ognuno dei suoi personaggi, che si muovono in una Roma la cui incommensurabile bellezza è di sfondo a un mondo dove il fascino della storia si mescola con l’avvento di novità tecnologiche e sociologiche.
Odio è un libro che racconta con grande acume il tempo in cui viviamo, riflettendo parallelamente su temi eterni: il protagonista Marco De Santis conquista la notorietà grazie al fatto di esser stato accusato ingiustamente di omicidio e poi, dopo esperienze a Bologna e Berlino, fonda una potentissima società che conosce i data di milioni di persone e si occupa di indagini predittive.
Come accade ai nostri giorni, il confine tra fama e infamia è quasi annullato, il culto dell’apparenza prevale costantemente sulla sostanza, così come il dominare delle passioni più viscerali e nefaste. È un mondo nel quale la grazia sembra soccombere alla rivalsa e la vendetta allo sfogo di frustrazioni che nascono spesso da ingiustizie subite.
“Gli esseri umani non si accordano mai se non a spese di una vittima”, spiega Girard: partendo da questo dolente assunto, Rielli racconta una serie di personaggi che si illudono di eliminare il mistero e l’imprevisto.
Si tratta di un mondo immaginario, ma tragicamente simile al nostro, descritto da un autore che ha l’abilità e l’intelligenza del sicuro narratore e il coraggio e il talento di chi sa rischiare.»


Categ premio Strega 2021, letto 834 volte

 

 
 
 
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