Giacomo Casadio incontrò una zingara sul suo cammino e la storia della sua famiglia cambiò. La strana donna si chiamava Viollca e capitò per caso al suo paese sopra una carovana. “Se ne andava in giro per Stellata con fare spavaldo, i sottanoni colorati, una moltitudine di penne di fagiano tra i capelli, vistosi anelli alle dita e numerose collane sul petto. La zingara gli andò vicino e lo fissò dritto negli occhi. Dove vai? Mica ti mangio. Sei arrivato, finalmente! Erano anni che ti aspettavo”. Pochi mesi dopo i due si sposarono. Da questo matrimonio si dipana la fitta trama del romanzo “La casa sull’argine”, scritto da Daniela Raimondi per l’Editrice Nord. Un lungo racconto simpatico e intenso che ricostruisce la saga della famiglia Casadio, ambientata nel paesino di Stellata, che si trova all’incrocio tra Lombardia, Emilia e Veneto. La scrittrice tratteggia con energia e freschezza un ambiente umano d’altri tempi, descrive con garbo lo scorrere quotidiano di un paese, tra pregiudizi e superstizioni, usi, tradizioni e sogni, ripercorre con grande maestria il formarsi delle famiglie e delle generazioni, senza trascurare mai lo sfondo storico. Il romanzo abbraccia due secoli, dall’Unità d’Italia agli Anni di Piombo. Le vicende più memorabili e coinvolgenti si sviluppano durante la Prima Guerra Mondiale ed il periodo fascista. I discendenti di Giacomo e Viollca vivono sulla loro pelle la miseria e la fame, gli odi politici, attraversano le speranze della Resistenza, i giorni felici della Liberazione, il boom economico ed il terrorismo, che coinvolgerà una ragazza della loro famiglia. I Casadio, insomma, fanno parte di quell’umanità che si rimbocca le maniche per combattere le ingiustizie, conquistare una vita degna di essere vissuta e costruire un mondo migliore. Nei primi anni cinquanta, verso quei paesi del nord, come Stellata e Viggiù, emigrano tanti meridionali, portando con sé abitudini e tradizioni, “mentre emiliani e mantovani si riunivano nelle sedi del Partito Comunista per organizzare grandiose Feste dell’Unità a base di comizi, ballo liscio e cappelletti, la nutrita comunità di siciliani allestiva fantasiose e coloratissime processioni religiose”. L’affresco di Daniela Raimondi è impreziosito dalla presenza di personaggi femminili combattivi e coraggiosi. Donne che spiccano per bellezza e forza, come Armida, Neve, Adele, Donata, protagoniste di matrimoni combinati e travagliati, di vite affaticate, slanci ideali e sentimentali, parti prolifici e generosi, di amori intensi. La narrazione dell’epopea dei Casadio è davvero scorrevole e gradevole. L’ambientazione intorno alla casa di famiglia ubicata sul fiume Po è suggestiva. La storia che prende le mosse dalle fotografie e dai santini dei morti contenuti in una scatola potrebbe riguardare ognuno di noi. La scrittrice ne è consapevole. Per questo mentre si perde nei ricordi e si accinge a vendere la vecchia casa di famiglia, ci lascia un messaggio forte per il futuro. “Questa casa adesso sarà di altri -conclude- avrà suoni e profumi diversi, l’aroma di un’altra marca di caffè sul fornello, altre spezie. Altri piedi lasceranno orme sul pavimento. Ci saranno respiri nuovi, estati nuove, voci diverse. Sull’altra riva si accendono di colpo le luci del paese. Ma è tempo di andare, adesso. Tempo di vivere gli anni che ci restano nella quiete del ricordo, nell’amore per i figli, nelle piccole felicità di ogni giorno. Tempo per dimenticare le nostre guerre e le nostre sconfitte”.
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