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sab 17-07-2021 n.13501, redazione

IL TEATRO ROMANO DI BENEVENTO SI ILLUMINA CON IL JAZZ DI PAOLO FRESU

Ieri l'ultimo concerto organizzato dal Napoli Jazz Music


Con la preoccupazione di previsioni metereologiche avverse su tutta la regione e sulla stessa città di Benevento, magicamente uno spicchio di luna è stata invece il primo riflettore che ha illuminato il Teatro Romano che ieri sera, venerdì 16 luglio, ha ospitato il concerto dello straordinario trombettista jazz Paolo Fresu ed il suo gruppo.
In oltre due ore di concerto Paolo Fresu, accompagnato da Dino Rubino e Marco Bardoscia, in un trio inedito che si confronta con le reciproche esperienze e con i loro diversi stili musicali, ha letteralmente catturato l’attenzione del pubblico che più volte, emozionato dalla straordinarietà di una musica senza confini, ha applaudito l’artista sardo, noto ormai in tutto il mondo.
Con estrema umiltà Paolo ha sostenuto quanto sia importante esibirsi in luoghi della storia e della cultura suggestivi e preziosi come il Teatro Romano di Benevento.
A sottolineare l’interesse per un così ormai evidente rilancio del Teatro beneventano in questi ultimi anni e, soprattutto, all’indomani delle riaperture anche di luoghi della cultura al mondo della musica, la significativa presenza della direttrice regionale musei campani, Marta Ragozzino che ha affermato quanto “una serata come questa sia una festa per il Teatro Romano ma più ancora per l’intero territorio della provincia di Benevento, con un calendario di appuntamenti ben costruito per ripartire con l’energia giusta, il coraggio e la determinazione ma soprattutto con gioia, vivendo una esperienza culturale, artistica, musicale importante come quella di questa sera. Sono felicissima di essere qui – ha proseguito la Ragozzino – perché voglio condividere questa grande festa con il direttore Ferdinando Creta e con tutto il suo staff, in questo luogo così importante ed al quale teniamo tanto”.
La direttrice regionale, poi, ha sottolineato quanto entusiasmo ed interesse abbia riscontrato con la naturale sinergia tra queste “case” della cultura e le comunità locali, “non pensando che il lavoro sia facile ma proprio per questo è bello, creando ottime relazioni con le amministrazioni locali e le diverse realtà locali coinvolte, private e pubbliche”.
 





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