Elvira Coda Notari, pochi ancora oggi la conoscono, fu ntesignana del cinema italiano, fondatrice della casa di produzione Dora, regista, la prima regista della storia del cinema e soprattutto neorealista ante litteram, narrava Napoli, i vicoli, gli scugnizzi e soprattutto le donne, quelle che secondo la cultura del tempo subivano violenza in casa senza poterlo raccontare. A Elvira non interessava il bel mondo o la patina edulcorata di altro tipo di produzione cinematografica, lei badava al fare, alla denuncia, a testimoniare un mondo. Flavia Amabile ne restituisce la figura a tutto tondo a partire dal poco che si è riusciti a recuperare dagli archivi in un romanzo di grande respiro che parla di una donna forte e volitiva, decisa e consapevole che si sposò per amore e mise al mondo tre figli della cui esistenza aveva la consapevolezza dei limiti messi a una voglia di azione che la proiettava in un futuro ancora troppo misogino. Fu rivoluzionaria senza averne la consapevolezza guidata dalla sua capacità di coinvolgere gli altri e dalla sua capacità di esplorare il futuro prima ancora che questo diventasse oggi, fu capace di trasformare le avversità in opportunità. Fece delle scelte radicali, Elvira, e non se ne pentì mai, nemmeno di aver “abbandonato” Maria, la terza figlia in un istituto che garantisse quella presenza che lei, affascinata dal suo lavoro, non poteva permettersi. E fu capace di sopportare il successivo disprezzo di Maria e anche di Dora quella figlia il cui nome evocava momenti felici vissuti da ragazza che mal tollerava una presenza materna così ingombrante. Fu coraggiosa, osteggiò a modo suo e attraverso il cinema persino Mussolini e la censura sui film, ma fu carica di tormenti interiori tanto che si ritirò a Cava de Tirreni per l’ultima parte della sua vita lasciando che tutti la dimenticassero. Il libro,con scrittura felice e coinvolgente la restituisce al mondo perché sappia che il cambiamento nelle storie e nella storia avviene a piccoli passi anche attraverso persone che non ne hanno consapevolezza piena e che come Elvira, sono capaci di mettersi in discussione, superando obblighi retorici e stereotipi e affermando con vigore la propria personalità.
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