Correva l'anno 2014, il 27 agosto si inauguro' la 71esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Il film di apertura fu Birdman, il capolavoro di Alejandro Gonzales con Michael Keaton. Tre i film italiani in gara per il Leone d'Oro: Hungry Hearts di Saverio Costanzo, Anime Nere di Francesco Munzi, Il Giovane Favoloso di Mario Martone.
Il Leone d'Oro fu assegnato a En Duva Satt PÅ En Gren Och Funderade PÅ Tillvarob (Un piccione seduto sul ramo riflette sull'esistenza) del regista svedese Roy Andersson. Con immensa commozione Alba Rohrwacher riceve la Coppa Volti come Miglior Attrice Protagonista. Condivide questo successo con Adam Driver, coprotagonista nel film Hungry Hearts, vincitore del prestigioso premio nella categoria Miglior Attore Protagonista.
Un altro successo per Saverio Costanzo, che nel 2010 nella medesima cornice, si era fatto conoscere al grande pubblico con La Solitudine dei Numeri Primi. Così come era accaduto con il romanzo di Paolo Giordano, anche per Hungry Hearts (Cuori Affamati), Costano si ispira ad un libro: Il Bambino Indaco di Marco Franzoso.
Il film, nelle sale dal 1 gennaio 2015, non arrivo' nei nostri cinema. Attesi quel film del quale si parlo' tanto, che suscitò non poche polemiche soprattutto perché c'era chi sosteneva che, in qualche modo, offendeva la cultura vegetariana e vegana. Ma si sa, quando un film sortisce tali effetti, a maggior ragione deve essere visto, in modo da poter esprimere il proprio punto di vista.
A distanza di 7 anni, su Raiplay, nella sezione dedicata al Festival del Cinema di Venezia, trovo Hungry Hearts. Già la locandina lo preannuncia come un'opera d'arte. La storia è nota: Nina, italiana a New York, lavora per le ambasciate e incontra in modo bizzarro e piuttosto simpatico, Jude, ingegnere analista. Si incontrano nella toilette di un ristorante giapponese, Nina entra nel bagno degli uomini per errore, un odore nauseabondo invade il piccolo spazio antistante nel quale resta chiusa perché la porta è incastrata. Jude esce dal bagno scusandosi, evidentemente il cibo servito in quel ristorante non deve essere di ottima qualità.
In questa scena simpatica, tra l'ironico ed il surreale, il dialogo tra i due è animato da esilaranti battute pronunciate con verosimile spontaneità. Quell'incontro singolare porterà Nina e Jude all'altare, li porterà ad essere una famiglia. In una New York antecedente al 2001, Nina e Jude abitano in un piccolo appartamento dove lei trasformerà il piccolo terrazzo in un orto biologico.
Per la sua gravidanza preferisce affidarsi ad un medico che pratica medicina alternativa e metodi naturali. Forse si lascia condizionare dall'incontro con una chiromante che le predice il futuro di mamma di un bambino indaco, un bambino speciale che deve essere preservato.
La previsione della chiromante si rivela un'ossessione, Nina ritiene che suo figlio debba avere una vita pura, debba avere un sistema immunitario capace di affrontare qualunque infezione, lo cura esclusivamente con metodi naturali. Il bambino non cresce, Jude è preoccupato ma non riesce a convincere Nina che sarebbe meglio far visitare il piccolo da un medico. Nina ha le sue convinzioni: nessun medico, nessuna medicina, niente carne, pesce, solo erbe, decotti e verdure. L'atteggiamento passivo aggressivo di Nina evidentemente racconta altro, rimasta orfana a quattro anni, ha vissuto con suo padre che di fatto non compare mai, non sarà presente nemmeno al suo matrimonio.
Jude è un marito ed un padre preoccupato, che prova ad assecondare Nina pur capendo che è sbagliato. Non potrà, tuttavia, assecondare a lungo le sue convizioni: a rischio c'è la vita di suo figlio. Saverio Costanzo dirige un cast interazione in modo eccellente. La fotografia ha consegnato alle sale una pellicola color seppia, volutamente invecchiata per trasportarci a New York negli anni 80.
In un film per certi aspetti claustrofobico, la narrazione dell'incontro e del matrimonio, al ritmo di Falshdance e con le parole di Tu si na cosa grande, è veloce e coinvolgente. Un lungo piano sequenza che descrive il dramma che si sta consumando in quel piccolo appartamento, sembra permettere al pubblico di entrarci osservando dal buco della serratura. Le inquadrature con quell'effetto "concavo" amplificano la suspence che accompagna la scena. Magistrale Alba Rohrwacher, le sue espressioni sono struggentemente sublimi, nella sua bellezza dipinta. Straordinaria. Come sempre.
Per Adam Driver io ruolo di Jude è stata un'ottima palestra, utilissima per il film che lo ha decretato al successo Storia di un matrimonio. Quanto è bello il cinema italiano, quello coraggioso, raffinato, ricercato di Saverio Costanzo.
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