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ven 04-11-2022 n.13947, Maria Pia Ciani

"Io sono l'abisso" di Donato Carrisi

Per la rubrica "Ti consiglio un film" a cura di Maria Pia Ciani


Lo schermo è nero.
Dopo pochi secondi solo una voce, quella di un uomo, pacata e visibilmente roca, un timbro ed un tono molto particolari. Quella voce fa riferimento a dati e statistiche sugli assassinai seriali in Italia.
Sarà quella voce ad accompagnare il pubblico durante tutto il film, una voce narrante inquietante e rassicurante al tempo stesso resterà a lungo nella memoria di coloro che vedranno il film e, probabilmente anche in coloro che avranno letto il romanzo di Donato Carrisi, Io sono l’abisso.
Ambientato sul lago di Como, le ambientazioni sono prevalentemente scure, opprimenti, per certi aspetti claustrofobiche, insomma in linea con La ragazza nella nebbia e L’uomo del labirinto.
Le pochissime scene di luce riescono a regalare scorci suggestivi, funzionali a dare respiro al pubblico.
In una sala grandissima, dal numero dei posti si comprende che viene dedicata ai film che fanno botteghino, lo scorso sabato pomeriggio eravamo solo in due.
Vedere un thriller in un una sala vuota decisamente amplifica le sensazioni.
È difficile parlare del terzo film di Carrisi senza entrare troppo nella trama, tuttavia far riferimento alla trama comporta il rischio di spoilerare, e se in tant* hanno letto il libro altrettant* si ripromettono di farlo dopo aver visto il film, perché il cinema riesce ad incrementare le vendite di libri e romanzi.
La regia di Carrisi è precisa, minuziosa, riesce attraverso cast senza nomi altisonanti, a realizzare un ottimo prodotto che nulla ha da invidiare ai film del genere realizzati in America.
Per un attimo si avrà la sensazione di rivedere Jeffrey Dahmer.
Si comprenderà sin dalla prima scena la ragione del titolo, durante tutto il film non sarà complesso capire le ragioni che sottendono alle azioni del protagonista. Eppure quella sensazione di evidenza non infastidisce, anzi suscita maggiore curiosità e per oltre due ore si resta lì a sorprendersi di provare pietà, una comprensibile compassione.
Ciò che personalmente mi è particolarmente piaciuto è il modo in cui Donato Carrisi ha affrontato tematiche delicate senza retorica.
Un gran bel film.


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