emozioni, informazioni e commenti su teatro, cultura, arte, societa'
   
Home
Agenda
Cerca
Facebook
Youtube
   

dom 13-11-2022 n.13969, Maria Pia Ciani

"L'ombra di Caravaggio" per la regia di Michele Placido

Per la rubrica "Ti consiglio un film"

Lo schermo è nero, non si vede ma si sente il rumore dell’acqua. Quelle onde leggere di un mare azzurro saranno l’ultima immagine del film in proiezione nelle sale dal 3 novembre, L’Ombra di Caravaggio.
Presentato al Festival del Cinema di Roma, il film diretto da Michele Placido, cura anche la sceneggiatura insieme a Fidel Signorile e Sandro Petraglia (quest’ultimo citato ieri nell’ultimo appuntamento dedicato a Pasolini a proposito di Pasolini, un delitto italiano di Marco Tullio Giordana).
Michele Angelo Merisi detto Il Caravaggio è stato fonte di ispirazione di numerosi progetti cinematografici e televisivi. La sua arte è figlia del suo modo di approcciarsi alla vita, del suo percorso e delle convinzioni che ne sono derivate, ma anche del dubbio che mina le certezze.
La genialità del suo pensiero trasuda dai pennelli condotti con forza sulle tele. Un unico raggio di luce espande la forza delle umane brutture e delle eteree bellezze nascoste dalle ombre.
Michele Placido racconta gli ultimi anni di latitanza del pittore tra Napoli e Malta, in attesa della richiesta della Grazia del Papa per intercessione di Costanza Colonna. Racconta Caravaggio affidando a Louis Garrel, l’Ombra dell’Inquisitore a cui la Chiesa di Roma affida il delicato compito di indagare nella vita del pittore per comprendere se la sua arte sia il prodotto della follia o la declinazione su tela della genialità.
E’ un Riccardo Scamarcio appesantito e meno avvenente del solito, ma dal volto sempre bello capace di trasfigurare la sua anima tormentata, ad interpretare Michele Angelo Merisi.
Vinicio Marchioni è Giovanni Baglione, artista in continua competizione con Il Caravaggio.
Micaela Ramazzotti è la prostituta tratta in salvo dall’artista lombardo.
Isabelle Hupper è Costanza Colonna. A lei il regista dedica numerosi primissimi piani capaci di conferire enfasi al racconto fatto all’Inquisitore su Michele bambino, le lezioni di catechismo, la sua vita da cane randagio, l’incontro con Filippo Neri e la conoscenza a memoria dei Vangeli, la sua passione per gli ultimi, i dimenticati, la personale rappresentazione della verità, soggetto privilegiato dei suoi quadri.
Bellissime le inquadrature dei dettagli a cui Placido ha fatto sovente ricorso quando si è soffermato sulle tele e sui soggetti ritratti. È cristallizzata nella mia memoria il tavolo sul quale viene distesa Annuccia, recuperata dal Tevere, a cui Il Caravaggio dona l’eternità ritraendola in Morte della Vergine. Una prostituta rappresenta la Madonna.
La contestazione ai suoi dipinti erano le persone che sceglieva di ritrarre nei quadri a sfondo religioso; le prostitute diventavano Madonne, i balordi Santi, gli ubriaconi Cristi. In quei volti segnati da vite provate dal dolore e dalla miseria, la dissolutezza è una scelta obbligata di persone che non hanno il diritto di scegliere chi essere. In quei volti, secondo Il Caravaggio, andava ricercata la verità.
Un pregio del film è la capacità di vedere il disegno che c’era dietro ad ogni quadro, il progetto, l’idea, l’ispirazione.
Fortissima la scena del dialogo con Giordano Bruno, magistralmente interpretato da Gianfranco Gallo in un monologo struggente, e le mani del Caravaggio attraverso le sbarre si intrecciano a quelle di Giordano Bruno in un gesto di pietà, di infinita compassione.
La giovane Artemisia che un pubblico attento riconosce dal dipinto al centro dell’inquadratura, descrive la genialità caravaggesca come quella scheggia di infinto divina a cui dà sembianza e forma nelle sue opere.
L’ultima opera di Placido restituisce un’immagine veritiera del Merisi, molto vicina anche all’immaginario collettivo: un genio, iracondo, rissoso,  giocatore, ubriacone, assiduo frequentatore di bordelli, conoscitore dei Vangeli, vicino agli ultimi, tormentato dalla ricerca della verità diversa da quella falsamente ostentata dalla Chiesa.
E’ un bel film. Chi esce dalla sala dopo averlo visto ha la curiosità di approfondire la vita del Caravaggio, rivedere tutte le sue opere, sapere dove sono esposte, capire come veramente sia morto, perché intorno alla sua morte aleggia il mistero.
Ancora una volta le immagini rimandano alle pagine dei libri. Il percorso a ritroso si verifica ancora una volta.



Categ cinema, letto 562 volte

 

 
 
 
    Apri WhatsApp  Apri Tweeter