E’ disturbante “Organica” (Moscabianca edizioni), ultimo lavoro di Laura Marinelli, è molto disturbante perché parla, portandolo agli eccessi, di una società che in qualche modo ci appartiene. una società consumistica basta sul martellante messaggio pubblicitario che impone convincendo chi ascolta, acquisti ben determinati ed omologanti. E’ una società del futuro quella di “Organica”, due entità al potere, Go, il Governo che obbliga imponendo comportamenti e la Jeste che si occupa di marketing e promozione di prodotti e in tale contesto l’umanità subisce in silenzio senza possibilità alcuna di reagire. Le punizioni governative, infatti, sono terribili, non ultima la condanna a morte. Una società in cui si viene ritenuti adulti a 16 anni, prelevati dalla casa di nascita, condotti in una nuova data “in prestito” e poco importa se non si sa come sopravvivere, ci si dovrà arrangiare e sperare di arrivare alla fine della settimana superando delazioni e controlli del Go che potrebbero condannare e nel caso di case in cui vivono bambini, allontanarli dalle famiglie di origine. La forza individuale è l’unica padrona delle vite e da ciò conseguono egoismo e delazioni Ruth è la protagonista del romanzo, 16 anni e nessuna possibilità di riuscire a vivere. Accetta così il compito di raccoglitrice di materiale organico (unghie, peli, sangue, sperma, latte materno) che servirà per la produzione della nuova moneta governativa. Il raccolto deve, però, essere puro e non contaminato e più si raccoglie, più si guadagna. L’intero guadagno, però, verrà speso per i prodotti iperpubblicizzati di cui nessuno può più fare a meno. Il libro che attraversa rioni dai nomi indicanti le attività principali, Madebrain, Madehand, Madehealth, Madeshop, accompagna per mano nella vita di Ruth, ci racconta i desideri sopiti, l’ansia da prestazione, il dolore sopportato perché non si può far nulla per cambiare, la paura che gli venga tolto il suo bambino, ma è proprio negli occhi del bambino che si legge anche un splendida storia, quella di un’adolescente, Ruth, per il frutto di un amore che amore non è stato, per quel figlio di cui non si conosce il nome del padre, per il quale è disposta ancora, come da secoli le donne, a sacrificarsi. Ottima narrazione, ottima capacità di far entrare chi legge tra le righe di pagine crude da dove, qui e là vengono fuori sprazzi di umanità, e che apre lo sguardo sui rischi di una società ipercapitalista per un finale che non dà indicazioni ben definite, ma lascia le anime sospese.
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