I migliori giorni, il film di capodanno, è strutturato in quattro episodi. La regia è di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno. Le date “canoniche” oggetto dei quattro episodi sono la vigilia di Natale, il Capodanno, il 14 febbraio e l’8 marzo. Il fil rouge è l’ipocrisia declinata in varie sfaccettature e crudelmente rappresentata in nuovi mostri. In una tragedia ipocritamente travestita da commedia, tutti gli episodi mettono in evidenza i difetti di varia umanità che di umano conserva ben poco. L’apparente commedia dal sapore amaro strappa pochi sorrisi ed una certa disapprovazione per la forzatura gratuita di un turpiloquio ostentato.
La reazione che provoca nel pubblico è quella di prendere le distanze da una deputata atea che festeggia il “Santo, Santissimo Natale”, da un industriale borgataro arricchito, fortemente egoista ed anaffettivo, che va avanti a suon di mazzette e si accompagna ad una famiglia disfunzionale, da una donna in carriera disincantata e decisionista che fa apparire il tradimento del marito poca cosa rispetto al suo atteggiamento ambiguo, da una autrice e conduttrice televisiva che si erge a paladina dei diritti delle donne, lamentando di essere vittima di sessismo quando il collega le spiattella una verità scomoda.
Passaggi interessanti sono il dialogo durante la cena di San Valentino tra Valentina Ludovini e Luca Argentero, la confessione di Max Tortora al suo ex autista Paolo Calabresi, l’accusa di essere una falsa cristiana di Massimiliano Bruno rivolta ad Anna Foglietta, la verità che Stefano Fresi racconta a Claudia Gerini di essere un’arrivista e nei confronti della quale non nutre nessuna considerazione a differenza dell’ altissima considerazione che ha delle Donne. Sono pochi i momenti ironici e molta l’amarezza in un film che evidentemente vuole offrire spunti di riflessione su una umanità sempre più disumana ed egoista, ipocrita e inaridita. Difficile trovare un aggettivo per definire un film se non “una commedia amara”.
|