È proprio vero che la buona musica scalda i cuori. Sabato sera in un calorosissimo Auditorium Sant'Agostino di Benevento, mentre fuori infuriava la bufera e il vento e la pioggia sferzavano la città, faceva il suo rientro in grande stile l’Orchestra da Camera Accademia di Santa Sofia, in una sfavillante formazione di soli archi, con un’energica e fiammeggiante performance dal titolo: La Grande Danza In Concerto.
La formazione, come avvenuto per le precedenti stagioni, si esibisce anche quest’anno, in due repliche dalle date contigue, nelle sue due sedi d’elezione, prima a Napoli al Teatro Diana e poi a Benevento, al Sant’Agostino.
Il folto pubblico di affezionati, appassionati e moltissimi giovani, ha potuto gustare un programma entusiasmante, godibilissimo e di forte coinvolgimento, che ha proposto, in forma di concerto, le musiche più iconiche e memorabili, composte per alcuni dei balletti più amati della storia della danza e non solo.
Tutte suite e componimenti, ottimamente adattati e trascritti per l’occasione, appositamente per un’orchestra d’archi, con un risultato davvero spettacolare, dai maestri Filippo Zigante e Giorgio Mellone.
L’evento rientrava nella Stagione Concertistica 2023, proposta da Accademia di Santa Sofia, in collaborazione con Università degli Studi del Sannio e Conservatorio di Benevento, che si pregia, come sempre della direzione artistica di Filippo Zigante e Marcella Parziale, e della consulenza scientifica di Marcello Rotili, Massimo Squillante e Aglaia McClintock.
Affiatata e coesa, l’Orchestra da Camera Accademia Santa Sofia suona con sicura maestria, sincero divertimento e generoso slancio. È composta da brillanti Maestri: i Primi Violini: Riccardo Zamuner, Federica Tranzillo, Alina Taslavan, Alberto Marano; i Secondi Violini: Alessia Avagliano, Alessandra Rigliari, Emanuele Procaccini; le Viole: Francesco Solombrino, Martina Iacò; i Violoncelli: Michele Chiapperino, Alfredo Pirone; e il Contrabbasso: Gianluigi Pennino.
Il concerto, una collezione di capolavori assoluti incastonati nelle nostre vite, si apre con l'Arlésienne (l'Arlesiana, 1872) di Georges Bizet, dapprima con l’austerità del celebre tema popolare natalizio dell’Antica Marcia di Turenna o de’ Re Magi, ripreso nella suite da Bizet, per poi evolvere nelle meraviglie del suo Allegro moderato, nell’Andantino e nel celeberrimo Allegro vivo, dai toni caldi, memorabile e incalzante.
Seguono altri gioielli musicali immortali da Lo Schiaccianoci (1821-1892) di Pëtr Il'ič Čajkovskij, con la Danse del Mirlitons, soave e divertente; con l’incantevole Valzer dei fiori, romantico e impetuoso, che fa subito Vienna e strappa applausi a scena aperta, e la memoria corre all’omaggio alla natura, poetico e sublime, del film, capolavoro d’animazione Disney, Fantasia; e infine l’esaltante Trepak, la danza cosacca che accende il pubblico.
È la volta di Coppélia (Coppélia, o La ragazza dagli occhi di smalto) altra pietra miliare composta da Léo Delibes nel 1870, col suo Bolero raffinato e inquieto e il notissimo e bellissimo Valzer delle ore, trascinante e irresistibile che suscita un altro applauso a scena aperta; e poi il delizioso Galop, incontenibile e giocoso.
Si passa poi a Romeo e Giulietta (1935-1936) balletto di Sergej Prokof'ev, ispirato alla tragedia di William Shakespeare, con la celeberrima Danza dei Cavalieri, inquietante e straniante, oscura e splendida al contempo.
Portentosa la base ritmica e le note di stomaco del contrabbasso di Gialuigi Pennino, voce portante di un canovaccio perfetto su cui si innestano poderose le voci dei violoncelli Michele Chiapperino e Alfredo Pirone, e poi le viole e i violini tutti, talentuosi portatori di grazia e fascino in sintonia perfetta. Domina volteggiando il primo violino Riccardo Zamuner, talento fresco ed elegante che ispira frizzantezza a tutto l’organico, che risponde agile e divertito con un’esecuzione piena di gioia che raggiunge a ondate il pubblico.
Arrivano i capolavori italiani e la musica cambia marcia con le immortali danze dall’Aida di Giuseppe Verdi. Bellezza assoluta. Pubblico estasiato.
Si passa a Nino Rota e alla storia del cinema mondiale con il valzer dal film Il Gattopardo (Luchino Visconti,1963) dove il grande respiro dell’intera orchestra incarna perfettamente il largo respiro di un valzer raffinato e iconico, simbolo del cinema italiano, della cultura, della storia e dell’arte di un paese, di un giardino fiorito al sole della Sicilia, coi suoi profumi e le sue ombre.
Chiude lo straordinario viaggio nella bellezza, dell’Orchestra da Camera Santa Sofia, l’adattamento da temi composti da Nino Rota, per il balletto portato in scena da Carla Fracci, ispirato a Filumena Marturano di Eduardo De Filippo. È un quasi inedito Tango partenopeo, dai colori vividi e rétro, dal piglio tragico e ironico, un melodramma anni ’50 che trascina il pubblico, in un applauso finale interminabile che richiama più volte gli artisti sul palco.
Il bis arriva riprendendo la magica suite dell’Arlésienne di Bizet. Ma il pubblico non se ne vuole andare e gli applausi continuano a richiamare l’orchestra. Un trionfo!
Dopo i saluti iniziali di rito, Marcella Parziale e Maria Buonaguro, Presidente Amici dell’Accademia, per il consueto preludio al concerto, hanno passato la parola a Nicola Fontana (Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi del Sannio) e al suo intervento, intitolato “Acqua: tubi e acquedotti”, incentrato su attualissime tematiche legate al consumo dell’acqua, bene comune indispensabile alla vita; al suo valore per la società, ai suoi controversi utilizzi, al suo sfruttamento pubblico e alla sua buona o cattiva gestione, in un territorio, come quello italiano, seppur in modo disomogeneo, fortunatamente ancora ricchissimo di fonti idriche. (Monica Carbini)
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