"Voglio essere la voce delle ragazze in Afghanistan, devo poter fare qualcosa per loro!", è questo il sogno di Omulbanin Baturi, rifugiata politica afghana, ospite del SAI di Reino gestito dalla Cooperativa Medihospes onlus. Accompagnata dalla psicologa Valentina Pinto e dalla sociologa Dalila Calzone, è stata ospite, stamattina, dell’Istituto comprensivo Federico Torre di Benevento in una tavola rotonda promossa dal dirigente scolastico Edoardo Citarelli. Motivata e attenta la platea, ragazzi e ragazze che si sono confrontate con domande pertinenti sui diversi modi di vivere dei giovani nelle due diverse realtà geografiche, l’Italia e l’Afghanistan e si sono scontrati con la dura realtà del potere afghano che di fatto rende inesistente le donne di quel paese relegandole ad una vita fatta di assenze, obbligandole ad uscire solo se in compagnia di un maschio delle propria famiglia. Prima dell’arrivo dei talebani, Omulbanin aveva un tenore di vita perfettamente “normale”, frequentava la scuola, giocava in una squadra di calcio femminile, ha perfino lavorato in una radio. Diritti acquisiti improvvisamente aboliti. Da qui la necessità di emigrare e la casualità di un arrivo in Italia e poi lo smistamento al Sai di Reino. Dieci i suoi familiari arrivati come lei, ma il resto della famiglia ancora in Afghanistan “dove vorrei ritornare, ma chissà quando”, dice mentre un pò di malinconia le vela gli occhi. Coraggiosa e determinata, Omulbanin Baturi è una delle voci delle donne dimenticate in Afghanistan, una voce che speriamo e le auguriamo la porti lontano e la riporti (in un futuro non molto lontano) nel suo paese finalmente libero.
All'incontro ha partecipato anche la Consulta delle Donne del Comune di Benevento, da sempre attenta ai mondo femminile.
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