Anna, per tutti Annetta, è minuta tanto da sembrare sempre una bambina. Dal basso della sua altezza, però, riesce ad osservare meglio il mondo dei grandi e ad osservare sua madre che vive o forse sopravvive in uno stato di “minima infelicità”. E’ la protagonista di “Una minima infelicità” , Neri Pozza, di Carmen Verde Candidato al premio Strega 2023 Sofia Vivier, sua madre colma i suoi vuoti comprando oggetti di gran valore di cui presto si stanca, placando le sue ansie nell’alcool o tra le braccia di chi forse potrà donargli una “minima felicità”, il tutto sotto lo sguardo del marito che finge di non sapere. Alle spalle una famiglia carica di limiti, la follia della nonna, la vergogna di un ricovero ospedaliero, l’ansia di un suicidio da nascondere. Annetta vive in una antica casa di famiglia carica delle assenze del padre, stimato commerciante di stoffe, le fuggevoli presenze di sua madre, i fantasmi del passato. E in quella casa trascorrerà tutta la sua vita fino al momento in cui, morta Sofia, si troverà finalmente adulta a crogiolarsi nella sua solitudine e nella sua minima infelicità contemplando le apparenti felicità di chi vive di fronte la sua casa. Una vita fitta di attese, quella di Anna, di attenzioni e carezze negate, la necessità di doversi guadagnare l’affetto mancante. Eppure Annetta non incattivisce, resta sempre a margini del vivere senza giudicare, sebbene nel passato abbia odiato Clara, la governante che la vessava con le sue continue richieste di ordine e soprattutto aveva sopraffatto Sofia prendendo in mano non solo le redini di casa, ma soprattutto l’educazione della piccola Anna.
Una narrazione chiara , semplice, di grande effetto in un’opera prima di grande bellezza proposta nella dozzina del premio Strega 2023 da Leonardo Colombati che procede fino quando “sempre di tutto resta solo il nocciolo, come di una casa rimane solo una piccola stanza. Qui dove mi pare anche la pena allenti la sua morsa, sussurro la parola fina”
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