“Io ti amerei per tutta la vita…
Tu sei giovane ma io sono Casanova.
- Mio padre mi ha fatto vedere tutti i suoi film, Maestro. - Credo che non li abbia capiti.
-Ma è mio? -No, è mio, però l’ho fatto con te!”
Gabriele Salvatores ritorna sul grande schermo dopo Comedians, film del 2021 tratto da un esperimento teatrale diretto dallo stesso Salvatores. Il ritorno di Casanova tratto dall’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler, racconta il ritorno di Giacomo Casanova a Venezia, la città amata che era stato costretto a lasciare anni prima. I cinquantatré anni di Casanova si rivelano dal fisico non più asciutto ma piuttosto appesantito, dalle rughe che solcano il viso, dalla luce che non vede più, forte ed intensa, negli sguardi delle donne che incrocia. Casanova è un uomo sul viale del tramonto, ma ancora fortemente attaccato al ricordo dell’amante irresistibile a cui avevano ceduto tantissime donne, le più belle ed affascinanti di tutte le corti europee. Il film di Salvatores appare una pellicola elegante e raffinata grazie al passaggio dal colore al bianco e nero, che rispettivamente raccontano la colorata avventura di Giacomo Casanova di ritorno a Venezia e i chiaroscuri della vita di Leo Bernardi, regista geniale ma sovente depresso. In sala montaggio il produttore, il montatore ed il regista si ritrovano per verificare lo stato dell’arte del film. Il produttore, un ansiogeno Antonio Catania, insiste affinché il lavoro di montaggio si concluda quanto prima, l’obiettivo è che sia pronto per essere presentato al Festival del Cinema di Venezia. Sempre magistrale come in ogni sua interpretazione, Tony Servillo è Leo Bernabei il regista che appare stanco e indolente, decisamente poco collaborativo rispetto alla conclusione del film per il quale il produttore ha impegnato tutte le sue risorse economiche. Il responsabile del montaggio, Gianni, voce e volto di Natalino Balasso, assorbe gli effetti di umori altalenanti, prova a mediare rassicurando il produttore e incoraggiando il regista. Il bianco e nero favorisce una lettura immediata delle scene, permette di coglierne l’intensità provando ad immaginare i colori, riuscendo, a tratti, a vederli. Come il cielo plumbeo in una giornata ventosa, oppure azzurro illuminare un campo appena arato, marrone scuro è la terra rimossa dal trattore condotto da una bellissima ragazza. Il colore dato alla pellicola avrebbe confermato quanto immaginato: capelli nero corvino, occhi scuri, pelle olivastra. Sul set nasce una storia d’amore tra il regista attempato e la giovane contadina senza alcuna ambizione di lavorare nel mondo del cinema. Lei è innamorata della terra, dei campi e delle sue mucche. Lei è una donna concreta. Leo, invece, si sente vivo solo quando gira un film, come Alfred Hitchcock pensa “per voi è solo un film, per me è tutta la vita”. Uno stato depressivo lo pervade ogni volta che conclude un film. Stavolta non riesce a lasciare andare l’ultima sua opera, forse proprio perché potrebbe essere davvero l’ultima. La vita vera lo turba, non sa come viverla questa vita con tutte le sorprese che può ancora riservare e il timore di non saperle affrontare, complice anche la consapevolezza dell’età che trascorre inesorabile. Sopporta infastidito il confronto con il giovane cineasta con il quale competerà per il Leone d’oro a Venezia. Ne invidia la giovinezza, la freschezza irripetibile di quell’età. Leo preferisce vivere nella finzione dei film che dirige. Il suo Casanova gli somiglia; è consapevole di non avere più il fisico scolpito e la pelle tonica, ma a differenza del suo regista, non si rassegna alla vecchiaia, Marcolina, giovanissima e profondamente colta, rappresenta la conquista che confermerebbe la sua fama di grande amatore. Persegue ostinatamente nel suo corteggiamento, sebbene dovrà poi ricorrere ad uno “scambio” per poter stare con lei. Il Casanova di Bernardi rischia, combatte e vince. Il Casanova di Bernardi vive, lo dimostrano i colori delle immagini. La vita in bianco e nero di Bernabei potrebbe cambiare, le scarpe rosse sulla spiaggia del Lido di Venezia sono un indizio. Belle le musiche, raffinatissima la fotografia, perfetto il montaggio, suggestive le interpretazioni, interessanti i dialoghi ed i rimandi ad altri film, come Totò Diabolicus e Il Diario di Bridget Jones. Il cinema italiano continua a godere di ottima salute.
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