Daria e come d’aria in un gioco di parole che pone una figlia disabile al centro della narrazione di sua madre, Ada D’Amato, che con dolore, sofferenza ed estrema pacatezza racconta sentimenti, pensieri, desideri, frustrazioni di una esistenza cristallizzata in una vita ai limiti. Daria è la protagonista di “Come d’aria” (Elliot), un libro che non può lasciare indifferenti, che entra in ogni cellula con il suo enorme portato di sofferenza, ma anche di speranza, che spiazza, che fa piangere che fa gridare come succede nei momenti di scoramento della madre, “Perché proprio a me? Che cosa ho fatto per meritarmi questo?”
Un attraversamento del dolore che serve anche da indagine su temi ancora scottanti come l’aborto (e le conseguenze sul corpo e la mente della donna che questo comporta), come la convivenza con una disabilità e non ultimo, lo scoramento di fronte ad un’altra prova, la decisiva, quella che pone di fronte all’ineluttabilità del mal, questa volta personale che non offre indicazioni di futuro, ma anzi apre a scenari di abbandono devastanti ( cosa sarà di Daria se sua madre non dovesse esserci più?).
E’ un libro coraggioso e in qualche modo catartico, un libro che probabilmente non avrei scelto di leggere se non fosse stato selezionato nella dozzina del premio Strega 2023, ma che ho finito per amare infinitamente di quell’amore che si riserva alle cose andate, alle cose ineluttabilmente perdute.
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