Un lungo periodo di tempo, dal 1979 al 2007, due città Napoli e Milano e una donna che conosciamo bambina e ritroviamo adulta dolente. Sofia è la protagonista di “Morte per grazia ricevuta” (Fandango edizioni) che vive una vita difficile: una famiglia molto particolare con la presenza opprimente di un padre autoritario, una madre vittima e capace di dare amore solo ai figli maschi, sullo sfondo, la “stanza delle punizioni” viene spesso chiusa a chiave per espiare le sue “colpe”.
Sofia cerca chi può amarla e fin da piccola è attratta da una bambina, figlia di una coppia di amici di famiglia, che in qualche modo la seduce e la attrae.
Solo con lei riesce a vivere ore felici giocando in riva al mare di Marechiaro o giocando nella stanza tutta rosa, regno di un immaginifico reame che la fa sentire viva.
In quella stanza, luogo di felicità, le bambine si accarezzano, si toccano, sembrano immergersi in nuvole di talco che le celano al mondo e permettono a una delle due di “partorire” una statua- bambino che ne diventa figlio celeste. E’ proprio durante questo gioco che vengono scoperte dai genitori e separate per sempre. Sofia crescerà nel ricordo dell’altra che non l’abbandonerà nemmeno quando, per volere del padre, sposerà chi è stato scelto per lei passando dal potere paterno al potere del marito che come suo padre, è solito chiuderla in una analoga stanza delle punizione. Non è la sua vita, Sofia tornerà a Napoli alla ricerca del figlio celaste, imparerà da sua madre ad ascoltare le voci della notte, imparerà a curare i corpi di chi lascia la vita in un romanzo che spiazza, tiene col fiato sospeso, immerge il lettore nel mistero di riti passati, nella passione senza fine.
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