Che bella questa scrittura che scava nei sentimenti e nelle parole, questo inseguire la memoria che restituisce ricordi che non sempre sono piacevoli. Brillante Massaro in “Malanotte e figlia femmina” (Scatole parlanti) fa i conti con il tempo che passa e che ha sedimentato impressioni e momenti e se è vero che siamo tutti e tutte figli e figlie dell’imprinting dei primi anni di vita, diventa sempre più difficile far pace con un passato troppo presente.
Eppure il tempo e le parole, complice il caffè, quello di ogni mattino, mentre dalla finestra si osserva il mondo passare, portano a scavarsi dentro, a provare giustificazioni a far pace con padre, madre e passato, a mettere a posto i sentimenti.
La protagonista è figlia femmina nata in una malanotte, brutta agli occhi del giovane padre che avrebbe voluto che almeno fosse maschio, figlia di una ragazzina alle prese con un mistero, quello della vita, più grande di lei e non ci sta, vuole essere e diventare ciò che vuole, si ribella sognando di fare un lavoro che la connette col mondo del nonno, la saldatrice.
Diventa adolescente piena di guizzi di vita, consapevole che complice l’educazione ricevuta, si è sentita sempre inadeguata e sempre in lotta col censore anzi con la censora che dal profondo della sua anima continua a elencarle solo difetti e mai alcun pregio.
Potente l’uso della lingua, il dialetto degli anni d’infanzia, l’italiano a seguire che pesca, però, sempre nei modi di dire arcaici e essi stessi potenti.
Un libro in cui molte di noi potranno ritrovarsi, a tante di noi è capitato di trovarsi inadeguate in un mondo pensato al maschile e hanno provato a ribellarsi, tante di noi hanno trovato sfogo nelle parole, tante hanno giurato di non fare ai propri figli ciò che è stato fatto a noi da genitori troppo pieni di patriarcalità e in tante si sono trovate a ripercorrere l’infelicità di madri troppo presto rassegnate e abbandonate a se stesse.
Bello e intenso il percorso di crescita fino a scoprirsi consapevolmente femmina e finalmente serena.
E davvero potente è anche la posta fazione curata da Marilena Lucente che parla di “una lingua protagonista che scorre nel sangue della protagonista, una lingua fatta di parole ruvide eppure luminose, di grida e di richiami, di gente che si cerca, tra sorrisi a cuore aperto e guerre quotidiane”
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