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sab 17-08-2024 n.14460, Elide Apice

Inventario di ciò che resta dopo che la foresta brucia di Michele Ruol

Per la rubrica letto per voi

Un inventario di oggetti apparentemente banali (un vaso, la cuccia del cane, la tastiera qwerty nera e mille altri piccoli particolari) e per ognuno di loro il racconto di un momento di vita e la memoria che si apre ad orizzonti perduti.
E’ così che Michele Ruol in “Inventario di ciò che resta dopo che la foresta brucia” (Terra Rossa ) attraversa il dolore di Madre e Padre in un lungo percorso che dura anni e che approderà ad una verità ben diversa da quella constatata e da quella immaginata. I protagonisti presenti, sebbene assenti, sono Maggiore e Minore (la scelta di non dare nomi rende il tutto ancor più coinvolgente  in un certo senso universale), due fratelli, figli di Madre e Padre, una coppia come tante altre fatta d'amore, ma anche di assenze e di allontanamenti, di presenza costante, di voglia di fuggire e radici che bloccano.
 Un intreccio perfetto che scava nella profondità del dolore, quello che non si canalizza ma si sedimenta e stratifica e allontana da chi è vicino e finisce per avvicinare chi è lontano.
Madre che apre una chat e dall'alta parte una ragazza che sa e capisce, padre che si avvicina un tradimento e intanto si allontana dal lavoro che è stata per lui l'unica ancora di salvezza. Su tutto la banalità di oggetti privi di significato per tutti e assolutamente significanti per chi li ha vissuti.
Una storia intensa e potente col valor aggiunto dell’intuizione di una narrazione attraverso oggetti, una scrittura schietta e avviluppante che fanno di questo libro uno dei miglior se non il migliore tra le ultime pubblicazioni e confermano Terra Rossa come casa editrice dalle scelte attente e decisamente vincenti.


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