Un inizio di stagione giocato sul filo della memoria e di un immaginario collettivo che vede in Pino Daniele il cantore di intere generazioni, mentore di chi negli anni settanta ha vissuto il fervore culturale napoletano condividendo con una intera generazione di artisti le denunce, le speranze, la voglia di mettersi in gioco.
Ieri, al Mulino Pacifico, introdotti da Michelangelo Fetto e Antonio Intorcia, anime della Solot, E nzo De Caro e Antonio Onorato, grandi amici di Pino Daniele, in “Sulo pè parlà”, un incontro che ha attraversato parte della enorme produzione musicale e poetica restituendo ai presenti la meraviglia di note note per melodie riconosciute fin dalle prime battute e la bellezza dei versi di quelle canzoni che cantiamo abitualmente e che analizzate attentamente rispondono ai canoni della più pura poesia.
Pino Daniele, cantore del suo tempo, capace di parlare di amore e di pace, di opporsi alle guerre, di inseguire le musiche dei madrigali, di spaziare nei diversi generi musicali, di narrare il suo tempo e il suo mondo attraverso la sguardo disilluso di “vecchi” e di vecchie” e che ancora oggi emoziona chi lo ascolta.
E poco importa se qualcuno avrebbe preferito “cantare” le sue canzoni come in uno stadio, la serata è stata perfetta così nella sua sobrietà, nelle emozioni che trasparivano dalle parole di Enzo De Caro, nello scrosciante applauso che ha concluso l’incontro.
Conferma, ancora una volta, delle ottime scelte culturali della Solot per una rassegna diventata ormai appuntamento fisso per chi ama il teatro, quello vero, e che è già in attesa del prossimo spettacolo, il 22 novembre, sempre alle 20:30, con ‘O Sud è fesso, in compagnia do Patrizio Trampetti, Jennà Romano e Sandro Ruotolo
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